Tra i visitatori di quel giorno c’era un ricercatore di saggezza che aveva già visitato un gran numero di āshram e di swāmī. Era assolutamente sincero e aveva anche un’assoluta fiducia nell’insegnamento del suo attuale Guru. Tuttavia, quando questo Guru ha insistito sul fatto che avrebbe dovuto prendere la decisione finale di dedicarsi almeno per diversi anni a meditare in silenzio e solitudine, questo a lui sembrò troppo. Non sarebbe molto più semplice se il Guru lo introducesse direttamente? Come agitare la bacchetta magica in quel luogo del cuore di cui parlava tanto, usando quei meravigliosi poteri (siddhi) che un Guru deve sicuramente possedere? Dopotutto, come esempio indiano, c’era il caso di Swāmī Vivekānanda cui Srī Rāmakrishna concesse l’illuminazione in un solo attimo; e nella tradizione cristiana vi era il caso di San Paolo di Tarso, che era stato inondato dalla Grazia alle porte di Damasco. Ma ovviamente nel loro caso si trattava di esseri già totalmente arrendersi a Dio nella profondità delle loro anime, sì che non erano trattenuti dall’orgoglio o dall’indolenza; una volta rimosso quell’unico velo che nascondeva la Realtà ai loro occhi, allora con tutta la forza essi si affrettarono verso il Reale.
Quel discepolo portò gradualmente la conversazione sulla grazia di Ishvara, il Signore, e del suo rappresentante, il Guru. Srī Gnānānanda colse subito l’occasione:
“Il Guru appare quando è stato trovato il luogo del cuore. Per raggiungerlo sono necessari sforzo e perseveranza. Alla base di questo sforzo dev’esserci un’unica intenzione che concentri tutta la forza del tuo essere in una sola direzione. Unicità di intenzione, unicità di scopo, una mente unificata che cerca l’Aman. Questa è la condizione essenziale per la realizzazione spirituale.
“Devi aver visto quei giovani sommozzatori nei porti che aspettano che i passeggeri buttino giù monetine dal ponte. L’Aman è come una moneta caduta sul fondo del mare; per recuperarlo, devi immergerti, trattenere il respiro e tenere il corpo dritto come una freccia. Il mare è la mente, le onde sono le vritti, i movimenti inutili della nostra mente, i vortici dei pensieri. Per vedere dove immergerti, devi acquietare le onde… Per scoprire il luogo dell’Atman, devi fermare i pensieri. Per fermare le onde, per sapere da dove vengono, devi trovare cosa le causa. Allo stesso modo dobbiamo cercare in noi stessi il luogo in cui nascono i nostri pensieri e da cui volano in tutte le direzioni. Quando l’acqua è diventata calma e limpida, è semplice trovare la moneta e”, aggiunse con un sorriso, “la mente può diventare così calma e immobile che è come se l’acqua si fosse congelata!
“La Grazia del Guru, la Grazia del Signore, è il seme piantato nel terreno. Nessuno, chiunque egli sia, è privato di questo seme. Ma è sufficiente piantareil seme nella terra? Non deve la terra essere preparata, concimata, innaffiata? A che serve altrimenti piantare il seme? E una volta che il seme germoglia, non si deve continuare ad annaffiarlo, zappare, tirar via le erbacce? Tutto questo è lo sforzo cui nessuno può sottrarsi, e senza il quale la Grazia non può operare in te.
“Accendi forse un fuoco con la legna verde? Devi tagliare il ramo e lasciarlo asciugare; solo allora brucerà. Il fuoco è la Grazia, la preparazione del legno è la sādhana, lo sforzo compiuto da chi vuole davvero la realizzazione.
“Dovresti avere un solo obiettivo. Fai pure domande sull’obiettivo, ma una volta che l’hai avvistato non perdere tempo in altre chiacchiere, vai dritto nella direzione che hai deciso.
“A cosa serve correre da un maestro all’altro? A cosa serve passare il tempo a leggere e indagare sui diversi metodi? Leggere e fare domande è come studiare la mappa e la tabella di marcia. Se vuoi arrivare in quel luogo, a quell’orario, alla fine devi deciderti a prendere il treno. È il treno che ti porterà a Madras o Bombay, non l’orario e la mappa.
“Chi desidera veramente qualcosa, la desidera con tutto il suo essere e rinuncia a tutto per ottenerla. Conosci la parabola del vedānta: se i tuoi vestiti prendono fuoco e c’è uno stagno vicino, ti precipiti allo stagno senza nemmeno pensarci e ti tuffi nell’acqua. lo stesso vale per chi vuole scoprire la perla nascosta nel profondo del suo cuore. Non perde tempo a parlarne.
Il discepolo continuò a discutere: “Non si potrebbe semplicemente aspettare che ciò avvenga? Quando metti la frutta al sole, matura da sola”.
Il Guru rispose pronto: “C’è però la necessità di metterla al sole. Questo è esattamente la tua sādhana”.
[Guru and Disciple. An encounter with Srī Gnānānanda Giri – Swāmī Abhishiktānanda]