L’ego, esprimendo naturalmente egoismo, è in sé non etico. Ciò non significa necessariamente che si debba giungere ad abdicare anche ai propri valori più elevati; ma prima che si arrivi a quelli, si può alienare molta etica per soddisfare l’insaziabile bestia. Come dice Battiato:
Ma l’animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caffè
Mi rende schiavo delle mie passioni…
L’azione che nasce dalla non-azione interiore non può essere che etica, cioè in armonia con lo stato di non separazione. Allora può coesistere col silenzio del Nirvana.
L’aspirante spirituale è incline a ritirarsi dall’azione non perché l’azione sia incompatibile con la non-azione interiore, ma perché per poter accedere all’azione etica dovrà prima confrontare il suo agire egoico precedente. È questo confronto che inconsciamente lo respinge dall’azione priva di ego.