perché solo pochi aspiranti ottengono la realizzazione

Lucille dice che quelli che fanno sogni ad occhi aperti non hanno ancora capito che non potranno mai otterranno la felicità dagli oggetti.

Ma non è solo questo.

Il fatto che non sviluppate abbastanza relazione col Sé da riuscire a capire che è quella la fonte inesauribile della felicità. Il mondo potrebbe anche sparire, e la cosa non vi toccherebbe per niente, è questo significa che siete immortali, non soggetti a nessuna condizione.

Vi siete abituati a cercare la felicità negli oggetti; vi state concedendo abbastanza tempo per abituarvi a un modo diverso, che avete trascurato per un bel po’ di eoni?

Invece avete l’esperienza diretta: beatitudine ecc. ecc. e poi tornate a procacciarvi una instabile e traditrice felicità nel mondo. Non sviluppate abbastanza relazione col Sé da poterlo capire e vedere completamente. Gli date troppa poca attenzione, perché continuate ad essere distratti dalla perline di vetro colorato del mondo.

Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente di qualcuno. La vostra attenzione sarebbe costantemente su quella persona, anche mentre state facendo altro; sareste nel mondo ma non del mondo perché la vostra attenzione continuerebbe ad essere col vostro/a amato/a.

Quanti di voi hanno dato abbastanza tempo al Sé da permettersi di scoprire che è quella la fonte di felicità che non verrà mai meno, anche se non avete più il corpo e l’intero universo esplode come una bolla di sapone?

Quelli che l’hanno fatto si sono realizzati! Poi tutto vi sarà dato di più, potrete godere anche dei frutti dell’albero, senza però esserne più dipendenti, condizionati, attaccati. Li vivrete come riflesso della bellezza, amorfe e purezza della Sorgente. Vedrete la Sorgente in ogni cosa, dappertutto.

Non è difficile da capire, no?

D.: — Semplice da comprendere, difficile da realizzare!

Sergio: — Perché difficile? Hai un titolo di studio? Non sarà stato facile realizzarlo. Avrà richiesto molto tempo e sforzo. In medicina ci sono tanti ottimi specialisti. Pensa lo sforzo per laurearsi in medicina, poi fare pratica di medicina e chirurgia generale, poi prendere la specializzazione, e ancora fare pratica come specialista e tenersi costantemente aggiornato. Per diventare un capace e stimato professionista devi dedicarci tutta la vita. È difficile, ma molti lo realizzano. Quando invece si dice che la realizzazione è difficile, a me suona come se si dicesse: “Stiamo parlando di qualcosa che è fuori dalla realtà. È come una chimera, è impossibile”. È difficile ma nient’affatto impossibile. È difficile accettare che ci sei solo tu. Non siamo abituati a questo. Abituarsi richiede un investimento di tempo. Anche operare in laparotomia e col Robot Da Vinci è difficile. Il chirurgo muove dei joystick e guarda in un monitor, potrebbe addirittura operare da una città diversa rispetto a dove è ricoverato il paziente. Non è abituato, ha sudato per abituarsi a operare con le sue mani; però ci sono molti chirurgi che sanno farlo, nessuno pensa che sia impossibile. Io ho avuto la fortuna di incontrare 3 aspiranti tosti. La realizzazione era il loro primo desiderio, perciò profittavano di qualsiasi occasione per stare nel Sé e in 3-4 anni si sono realizzati. Qual è il tuo primo desiderio? Se è la realizzazione, potrà essere non facile, ma in 3-4 anni ti realizzi.

D.: — Non ho mai pensato fosse qualcosa al di fuori della realtà… semplicemente richiede scelta, costanza e pratica intensa. Come dici tu, quando sei innamorato e l’oggetto della tua attenzione è l’amata/o.

R.: — No, non è difficile da capire, ma le perline colorate del mondo… Io non riesco a rinunciare alla bellezza del cielo, del mare, dei monti ecc. Se piovesse molto mi realizzerei prima.

Roberta: — Dicendo così, R., fai capire che per realizzarsi bisogna chiudersi in casa a studiare/meditare, ma non è soltanto questo! Se vi sono le basi, si può vivere continuamente e ovunque la non-separazione. Come dice Sergio quando si ha un unico desiderio, tutta la tua espressione converge là, che tu sia in casa o fuori casa è un dettaglio. Io non dimentico quella bellissima fusione con il mondo alla fermata dell’autobus guardando un albero. Molte esperienze dirette accadono quando non vengono cercate. È un tuo limite pensare che per realizzarti perdi le bellezze del mondo. Chi lo dice che le perdi?

Sergio: — R., mi è difficile capire il tuo commento. Quella bellezza dovrebbe rimandarti alla bellezza della Sorgente di cui le montagne, il cielo e il mare sono un riflesso…

R.: — Come ha intuìto Roberta, ho la convinzione, sicuramente limitante, che sia necessario meditare a lungo per avere poi esperienze come la sua di ‘fusione con il mondo alla fermata dell’autobus’. È anche vero che a volte mi è capitato di ‘sparire’ alla presenza di quella bellezza. Però le esperienze più evidenti di essere la Presenza le ho vissute ai ritiri e al darshan.

Sergio: — Vi sono vari tipi di assorbimento nella Sorgente che portano a esperienze diverse. Ai Ritiri si porta l’attenzione sul Soggetto e la consapevolezza del Soggetto è massima. È come se facessi un ritiro per essere consapevole di essere donna: l’essere donna risalterebbe sopra ogni cosa. Quando sei rilassata non hai bisogno di ricordare di essere il Sé, così lo stato di essere UNO ti dà l’esperienza di sparire come soggetto. Sparisci perché il tuo Essere è implicito, e tu sei fusa col tutto, ma quel tutto sei tu, non c’è dualità.
Questo però ci dice che sei ancora molto legata ai concetti di sadhana e concentrazione. Al tuo livello dovresti puntare alla meditazione no stop, in cui vi sono situazioni in cui sei concentrata, altre in cui sei rilassata, altre ancora in cui sei silenzio o in cui è l’amore che prevale ecc. Ci dice anche che non hai studiato Lucille. L’ho tradotto proprio per questo: il suo è l’insegnamento per la meditazione continua. Mi duole ma devo procedere: Rossella – – – (meno, meno, meno)…
Il modo di vivere le bellezze naturali di chi crede di essere un corpo perituro, un’entità separata è l’attaccamento, perché lui pensa che un giorno morirà e che non potrà più goderne. Ma è come se il sole si attaccasse alla luce del sole non rendendosi conto che la sorgente di quella luce è lui stesso. Ma quando comprendi che sei tu il Sole, sei libera da attaccamenti e godi della bellezza originaria in tutte le espressioni della manifestazione. Crolla anche la dualità tra Sé manifesto e Sé immanifesto.

R.: — Ti dirò che c’è anche un filino di senso di colpa se non dedico un po’ di tempo alla meditazione.

Sergio: — Questo devi proprio abbandonarlo. È un’impressione che ti viene dal tipo di educazione che hai ricevuto. pensa un attimo quanto è fuorviante: 1. non ti dà la possibilità di ampliare e maturare la tua esperienza meditativa e quindi di trasformare la meditazione da sadhana a stato naturale; 2. pensa quanto meditare per senso di colpa possa favorire: abbandono e gioia. Please, enjioy!!!!!

R.: — Infatti! Però ricordi quella frase che era emersa meditando con Roberta? “Esiste uno splendore che la mente offusca”. Ho la convinzione che se non vado oltre la mente non posso godere di quello splendore.

Sergio: — In che modo si più andare di più oltre la mente se non fondendosi nella bellezza della natura. Ci saranno dei momenti in cui sei portata alla concentrazione sul Sé, e altri che sei portata all’abbandono alla bellezza del Sé manifesto ecc. Lascia che sia quel che appare, non stopparlo.
Il problema è che sei convinta che c’è solo un modo per andare oltre la mente, e così ti chiudi alle altre possibilità.
Inoltre è ancora forte la convinzione di dipendere da condizioni esterne. Quelli che si realizzano capiscono subito che possono basarsi solo su loro stessi (non in senso di ego, alla Rambo). Perciò dimorano spontaneamente il loro stessi il più possibile, qualsiasi sia la condizione esterna, e alla fine vincono. Tu sei la salvezza di te stessa. Please, TRUST YOU!