Buongiorno Jnanananda.
Ti aggiorno sulla mia pratica.
Questa mattina mi sono seduta in meditazione con il fermo proposito di centrarmi e rigettare totalmente l’io e mio.
Appare un pensiero, “non è mio” mi dico; lo lascio andare così un altro e un altro ancora; così anche per le sensazioni, le vedo arrivare e dissolversi.
Più tutto scompare più appare evidente e con forza che SONO.
Sono un sottofondo neutro su cui scivola tutto.
Non posso dire non sono.
‘Sono’ c’è sempre, è sempre lì, ma non so cosa sia.
Qualcosa di neutro su cui tutto passa e scivola via.
Mi alzo dalla meditazione mi scaldo l’acqua preparo il caffè in automatico.
Mi siedo, guardo fuori dalla finestra, la tazza calda in mano, la nebbia sulle colline di fronte.
Passa un uccellino ma il mio sguardo è come immobile; un altro uccellino, ma il mio sguardo è immobile; sorseggio il caffè caldo. La nebbia sale la tazzina s’intiepidisce ma io resto.
Resto in una calma immobile e distaccata. Un guardare vuoto, sospeso, non coinvolto, sereno.
Mi siedo per la seconda sessione di meditazione.
Qui onde di pace e beatitudine immensa si susseguono.
Mi lascio coinvolgere. “Anche queste”, mi dico, “non sono mie”.
Sono ricolma, inondata da questa pace beatifica.
Ubriaca.
Poi onde di mare calmo, caldo.
Infine mi distacco dalle onde di mare e resto come rapita, sospesa.
Di questo non saprei descrivere meglio di così.
Ti sono infinitamente grata per i suggerimenti che vorrai darmi, per le ispirazioni che mi infondi e per l’amore con cui fai tutto ciò.
Infinitamente grazie.
rita