Soham: — Entro in uno stato di non conoscenza interiore. Come se non vi fosse spazio per definire qualcosa, e non c’è nemmeno qualcosa. E avverto un bisogno di più completa assenza di conoscenza, di comprensione.
Il senso di fluire, ma senza comprensione. Non vi sono domande.
A un livello superficiale sì. Ma non mi sento collegato alla macchina superficiale. La macchina superficiale sembra vedere, distinguere, ma io sono da un’altra parte.
Sono lì dove non si conosce, né vi è bisogno di conoscere. Sono prima della conoscenza, dacché non ho spinta a conoscere l’illusione. È l’Ingenuità originaria?
Ingenuità non è ignoranza; l’ignoranza è confondere il Sé col non-Sé. Ingenuità è essere prima della conoscenza.
C’è però una certa consapevolezza: quella del Sé muto, non confuso col non-Sé; quella dell’assenza dell’io-agente.
Muto vuol dire senza mente, senza conoscenza. Rammento Nisargadatta che affermava: “La mente è conoscenza!”. Proprio così.
Il processo naturale alla non-conoscenza avviene nel modo seguente. Quando hai compreso che va tutto bene così com’è, perché dovresti essere interessato a conoscere e discriminare? La coscienza si ritira, sei come un’ameba che fluisce nell’oceano e che non ha nemmeno il problema di sapere di esistere. In me vi è ancora l’interesse di sapere se sono nel Sé o no; per questo richiamo periodicamente la consapevolezza per verificarlo. Quando constato che non c’è l’io agente, ritorno alla quiete. Ma andando avanti, affermatosi questo fluire abbandonato nelle esperienze, indifferente alle loro qualità relative, non vi è più bisogno di portare l’attenzione al Sé:
QUESTO DEVOTO FLUIRE EQUANIME ‘È IL SÉ’!
Che ne pensi Jnanananda? Hai anche tu questa esperienza?
Risposta vocale di Sri Jnanananda:
Sri Jnanananda