Prima di poter dire ‘io sono’, tu devi esserci per dirlo. L’Essere non ha bisogno di essere autocosciente. Non devi sapere per essere, ma devi ‘essere’ per sapere.
Per capire più chiaramente prendi l’esempio del mondo dei sogni. Sei in un sonno profondo e all’improvviso senti ‘io sono” e questo ‘io sono’ crea un mondo di sogno. Questo mondo manifesto è creato allo stesso modo dall’ ‘io sono’. Le realizzerai più tardi nella ricerca della verità. L’ultimo tuo progresso sarà trascendere l’ ‘io sono’ e stabilizzarti nel Supremo.
L’apparizione del primo concetto ‘io sono’ è l’inizio della dualità. Ho cominciato col contare me stesso, prima di iniziare col conteggio. Quello non ha numero, è l’Assoluto. Con quel piccolo movimento ‘io sono’ ha cominciato questo conteggio.
C’è la vera consapevolezza, da cui proviene la coscienza, che è il tuo senso di ‘io sono’. Sii uno con la tua coscienza, e questo è tutto ciò che puoi fare, il Supremo deve venire da te. Puoi solo guardare cosa accade: non puoi fare nulla per ottenere il Supremo.
Non c’è nessun proprietario dietro la sensazione di consapevolezza. Essa soltanto è, è indescrivibile e le parole non possono essere di alcuna utilità. Quello è lo stato permanente e questa manifestazione è solo il suo movimento. Nessuno diventa un ‘Parabrahman’, nessuno ‘può’ diventare un ‘Parabrahman’: Esso è. Prima che la conoscenza ‘io sono’ apparisse in te, c’è il ‘Parabrahman’. Se tu torni indietro correttamente, la coscienza ‘Io sono’ scomparirà, quindi non ci sarà movimento.
Nel mio vero stato originale non ho forma né pensieri. Non sapevo di essere, ma improvvisamente è apparso un altro stato in cui avevo una forma e pensiero: ‘io sono’. Come è apparso questo? Chi spiega come sono avvenute queste apparenze è il Sat-Guru.
Questo primo concetto ‘io sono’ è disonesto, perché è solo un concetto. Alla fine bisogna trascendere anche questo concetto ed essere nello stato di ‘nirvikalpa’, che significa ‘stato senza concetti’. Allora non hai nessun concetto, nemmeno quello di ‘io sono’. Nello stato di ‘nirvikalpa’ uno non sa di essere. Questo stato è conosciuto come ‘Parabrahman’: Brahman trasceso. Il ‘Brahman’ è manifesto; il ‘Parabrahman’ è al di là di quello, prima di quello, è l’Assoluto. Capisci a cosa ti sto guidando? Qualunque cosa tu abbia catturato nella tua attenzione, quell’attenzione alla fine deve trasformarsi in non-attenzione. Lo stato che alla fine rimane è la Consapevolezza, il “Parabrahman”.
Quando il meditante dimentica totalmente se stesso durante la meditazione è ‘vishranti’, che significa completo rilassamento che finisce nel completo oblio. Questo è lo stato di beatitudine in cui non c’è bisogno di parole, concetti e perfino del senso di ‘io sono’. Questo stato non sa di ‘essere’ ed è al di là di felicità e sofferenza ed è del tutto al di là delle parole; è chiamato ‘Parabrahman’, lo stato non-esperienziale.
Senza questo ‘io sono’ l’Assoluto non sa di ‘essere’. Il guardare non è intenzionale. Il guardare accade all’Assoluto solo con l’apparenza ‘io sono’. L’ “io sono’, come un binocolo, dev’essere presente e disponibile affinché il guardare avvenga.
Una cosa mi è abbastanza chiara: tutto ciò che è, vive, si muove e ha il suo essere nella coscienza, e io sono dentro e oltre la coscienza.
Io sono in essa come testimone.
Io sono al di là di essa come Essere.
Nisargadatta Maharaj