Può commettere errori chi è privo di ego? Ciò che commette errori è la sua struttura psicofisica. Egli a volte non se ne rende nemmeno conto, o se ne avvede in seguito. Ecco un esempio tratto dall’Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda.
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Un giorno mio padre venne a porgere i suoi rispetti a Sri Yukteswar. Il mio genitore si aspettava, molto probabilmente, di udire qualche parola di encomio nei miei confronti. Rimase scioccato nel sentirsi riferire un lungo elenco di mie imperfezioni. Il Maestro era solito enumerare semplici manchevolezze di poco conto con un’aria di solenne gravità. Mio padre si precipitò da me. «Date le osservazioni del tuo guru, pensavo di trovarti in uno stato disastroso!». Il mio genitore non sapeva se piangere o ridere.
L’unico motivo di dispiacere di Sri Yukteswar, all’epoca, era che avessi cercato, nonostante un suo garbato accenno contrario, di convertire un certo uomo al cammino spirituale.
Indignato, corsi a cercare il mio guru. Egli mi ricevette con gli occhi bassi, mostrandosi consapevole del suo errore. Fu l’unica volta in cui vidi il divino leone divenire mansueto di fronte a me. Quel momento irripetibile fu assaporato fino in fondo.
«Signore, perché mi avete giudicato in modo tanto spietato davanti a mio padre, lasciandolo sconvolto? Era giusto?».
«Non lo faro più». Il tono del Maestro era di scusa.
Rimasi immediatamente disarmato! Con quanta prontezza quel grande uomo ammetteva la sua colpa! Pur non turbando mai più la pace d’animo di mio padre, il Maestro continuò implacabilmente a vivisezionarmi, in qualsiasi luogo e momento lo ritenesse opportuno.