Spesso scrivo post per dare messaggi ad allievi. Mi piace questo metodo indiretto perché lascia libero lo studente di recepire quello che vuole o può. Però a volte mi dimentico che il post è pubblico e manco di dare ulteriori chiarimenti. È questo il caso del post in oggetto.
Jnana basta da solo per la Liberazione, perché contiene già in sé Bhakti. Non dice forse Sri Ramana Maharshi “La dedizione all’Io Sono è la più grande delle devozioni”?
L’illuminazione è stare nel Principio-Io (o Io Sono). Poiché c’è solo Quello, il mondo sparisce e tu entri in vari gradi di sonno desto (waking sleep) – sei desto nel Sé e addormentato riguardo al mondo. Poiché c’è solo il Sé, vedi presto che non c’è dualità tra il Sé e il mondo, e che anche Maya è il Sé. Tuttavia, come mi ricordava ieri M., sei in grado di riconoscere cosa è il Sé e cosa è il mondo. Ad esempio, mentre lavori puoi osservare la tua forma che lavora, e contemporaneamente rimanere immobile nel Sé. Ciò conduce alla non-azione e dunque all’azzeramento dell’io-agente. L’unione con Dio è così: tu puoi dire “io sono il Sé” e contemporaneamente essere devoto al Sé.
Ritornando alla Liberazione attraverso Jnana, se dopo anni di Jnana un aspirante continua ad essere buttato fuori dall’unione col Sé perché è arrabbiato con Bill Gates, o preoccupato per il suo corpo, o per qualsiasi altro motivo, in questo caso deve implementare Bhakti. Questo è il motivo per cui Jnaneshwar e altri Grandi Maestri suggerivano di praticare prima Bhakti e poi Jnana. Ma come si può oggi a dire a un aspirante che sta praticando Jnana “molla tutto e pratica prima Bhakti”? Impossibile. Però l’aspirante, se non ce la fa a rimanere nel Sé con Jnana, dovrebbe fare una scrupolosa autoanalisi dei propri limiti e valutare se sia il caso di implementare Bhakti.
Spero di aver chiarito meglio.