Sergio — Come va?
D. — Domenica pensavo a quella affermazione in cui Ramana diceva che stare nel Sé è come aver preso un narcotico. A livello mentale concordo, non c’è alcun problema, ma a livello fisico, quando ho dei dolori, tendo ad innervosirmi un po’…
S. — E meditare in poltrona o disteso? Devi immergerti nel Sé, altrimenti non diventi mai la Consapevolezza. Non pensare ai samadhi. Quando ti immergi nella consapevolezza provi beatitudine?
D. — No, tuttavia anche se ci sono dei contenuti mentali non hanno effetto.
S. — Se non c’è beatitudine è perché non senti la Consapevolezza come il tuo vero io. Il tuo vero io lo cerchi ancora nella persona e nel mondo. Per sondare la Consapevolezza e contemplarla come tuo vero io tu non hai bisogno di maratone, basta poco tempo per volta. Perciò lo puoi fare anche disteso. Comunque quando senti che è il tuo vero io, tutto il corpo si rilassa.
D. — Io ho capito che il vero io è la consapevolezza, perché tutto il resto è impermanente. Tuttavia la persona la vedo parte dell’io.
S. — Devo sentirti a voce. Oggi non posso, proviamo domani.
Sergio, 5 minuti dopo — Ho capito. Tu hai compreso che la consapevolezza è il tuo vero io, ma avendo paura che ti succede qualcosa come persona, non ti lasci andare. Devi provare a mollare un po’ alla volta. Quando passi di là, nella consapevolezza, non hai paura neanche di morire, perché al Vero Io non succede niente. Prova a mollare tutto il mondo e l’io personale, e allora entri nella consapevolezza sentendola come Vero Io. Può durare poco all’inizio, ma la durata gradualmente aumenta, fino a che ti innamori della consapevolezza e non vedi l’ora di poterti rimmergerti in lei. Infine la consapevolezza diventa la tua vera identità immortale. Sono i passi graduali verso un matrimonio stabile
D. — Fantastico, grazie…
S. — Oblia il mondo, altrimenti la mente rimane sempre attiva e non riesci a far l’amore rilassato con la Consapevolezza. È come quando hai paura che ti sente il vicino
D. — ❤
S. — ❤