Quando si realizza il Sé, e non si tratta di un’esperienza temporanea ma si rimane tali, il samadhi è implicito; non v’e nessun bisogno di perdere tempo a pensare al samadhi. Se avete dubbi circa il vostro stato unitivo, chiedetevi: “C’è qualcosa che è separato da me? C’è qualcosa fuori da me?”. Se nulla è separato da voi quello è samadhi, indipendentemente da effetti speciali.
Il fatto è che la letteratura spirituale ci ha abituati a ritenere che degli stati di trance, per fama misteriosi e assai difficili da ottenere, siano la Realizzazione. Un altro modo, involontario, per separare noi stessi dalla Verità. Avevo un allievo assai vicino a Realizzarsi. Una volta mi congratulai con lui per i suoi successi spirituali, e lui esordì: “Il samadhi totale è una chimera per me” (???). Chissà cosa si stava immaginando… Allora gli spiegai che il sahaja samadhi è stare nel Sé, essere il Sé, e che non esiste nessun samadhi mirabolante fuori o al di sopra del Sé.
Capite? Queste credenze possono diventare ostacoli alla realizzazione. Certo, si possono avere stati di assorbimento sotto forma di trance, dipende anche dalle caratteristiche di ciascuno; vanno e vengono, e non sono prerequisiti indispensabili alla Realizzazione dello stato naturale.