Tutti pensano che se uno è realizzato non dovrebbe più commettere errori, almeno nelle relazioni. È vero? Vediamo la cosa più da vicino.
Viene indicata come realizzazione la perdita dell’identificazione con l’ego personale e la contestuale identificazione nell’Essere-Coscienza impersonale universale.
A questo punto avete 2 possibilità:
1. Il realizzato è un perfetto, di quelli che le scritture chiamano ‘i due volte liberati’, cioè esseri che non hanno più impressioni mentali e che si incarnano non per condizioni karmiche. Questi hanno un risveglio in gioventù e dopo quel risveglio restano stabili nel Sé senza necessità di andare attraverso una pratica spirituale. Probabilmente Ramana Maharshi fu uno di questi.
2. Per la stragrande maggioranza degli altri, quando il realizzato perde l’ego, quello è il momento che la purificazione della forma – corpo, mente – e delle relazioni parte senza più il freno di un ego che forza le cose in funzione dei propri giochi. Questa seconda categoria, che include praticamente quasi tutti i realizzati, va attraverso un’evoluzione. Ad esempio, Nisargadatta ha sempre detto che la sua vita era un viaggio continuo, una continua trasformazione, mentre Ramana non l’ha mai detto. L’affermazione di Nisargadatta ha indotto alcuni a suggerire che se c’era un’evoluzione allora ci doveva essere anche un ego personale che si evolveva, ma non è così. Il realizzato è sempre identificato col Sé assoluto e immanifesto, e quello è perfetto e non cambia mai. Ciò che si evolve è la sua forma corpo-mente e la sua relazione col Sé manifesto, cioè l’altro essere senziente che ti trovi davanti e le varie situazioni della vita che incontri. Se l’ego non è andato temporaneamente a dormire ma è morto definitivamente, il realizzato va attraverso una serie di prove ed errori e si auto-corregge da solo. Cioè, quando commette un errore sente di aver sbagliato o che poteva fare meglio e si auto-corregge. Dunque in questo caso non vi è il pericolo di decadere dalla realizzazione. Se invece l’ego è andato temporaneamente a dormire, c’è il rischio che rioccupi il trono con una conseguente decadenza dalla realizzazione.
Dato che vedo che c’è tanta confusione sull’argomento realizzazione, dovreste comprendere che quando dico che il realizzato, quando commette un errore, sente di aver sbagliato, per ‘sente di aver sbagliato’ non mi riferisco a un’azione egoica, né a un processo psicoanalitico. Avviene spontaneamente. In questo caso il realizzato percepisce un’impressione di disagio, avverte che il pensiero rimane attaccato a quell’episodio. Dato che quelle impressioni non sono più soppresse o indirizzate da un ego, si liberano spontaneamente nella coscienza del realizzato portando una comprensione che va verso una maggiore perfezione. Dunque, ripeto: tutto questo avviene spontaneamente grazie all’abbandono, non è diretta da una volontà personale.
Dovete comprendere che lo jnani, il realizzato va verso la pace, la quiete; pace e quiete sono il suo stato naturale. Perciò l’auto-purificazione si basa sul sentire, non sul pensare. Ad esempio, io ispirato dal modello di qualche maestro faccio un intervento per stimolare l’autocritica di un allievo. Poi però quell’intervento mi rende inquieto. Ecco che io so immediatamente che quel modello, che forse va bene per un altro maestro, non va bene per me.
Queste cose che scrivo sono soprattutto per chi è vicino alla realizzazione, e perché gli allievi avanzati abbiano sempre più chiarezza su realizzazione, maestri, illuminazione e perfezione. C’è tanta tanta confusione su questo, io quand’ero un sadhaka l’ho sofferta, e ho dovuto dipanarmi da solo nell’intrigo di falsi maestri e erronei insegnamenti. Le cose che sono scritte in questo post non le trovate da nessuna parte!!! Potete cercarle col lanternino, ma non le trovate. Un realizzato ovviamente le sa, ma non è detto che abbia la struttura psicofisica che lo rende disponibile a condividerle. All’allievo avanzato non sfuggirà di certi l’importanza di tali chiarimenti. E quello è il mio goal: agevolare la strada e la comprensione ad aspiranti meritevoli. Per il resto io non sono certo diverso da loro. Io sono il Sé e loro sono il Sé, nessuna differenza.