Quand’uno muore si aprono due possibilità:
1. Cade nella mente, allora può avere una rinascita buona o cattiva a seconda del proprio karma. Comunque è prigioniero del samsara, il che non è una buon notizia.
2. L’altra possibilità è che vede l’Abbandono a Dio, e Dio e l’Abbandono sono la stessa cosa. Non vi sono attaccamenti, non vi sono desideri, non vi sono direzioni, il mondo è obliato. L’aspirante non ancora maturo alla realizzazione a questo punto vede un Vuoto o Nulla; siccome per la mente non c’è niente, e niente da fare, vede quello. Ma non si rende conto che c’è un ego che vede il Vuoto, perciò c’è il Vuoto più il suo ego. Questa situazione non porta a uno sbocco, perciò prima o poi l’aspirante si ritira e ricadrà nei giochi della mente. L’aspirante maturo invece vi vede Dio e in lui nasce la devozione, l’abbandono si intensifica e si stabilisce la Beatitudine. Qui l’ego non può sopravvivere, perciò non vi sarà reincarnazione.
Questa seconda possibilità può avvenire anche mentre il corpo è in vita. Il devoto si abbandona a Dio e l’ego muore. Essendovi ancora un corpo si potrebbero avere faccende da disbrigare nel mondo e per questo si usa la mente e un ego funzionale. Però l’approccio rispetto al decidere non è da ego; si attendono degli indizi per capire la volontà di Dio, oppure questi indizi arrivano subito tramite l’intuizione spirituale. Io vedo delle persone, che dicono di passare lunghi periodi nel Sé, arrovellarsi per prendere una decisione. Non sono morti! Non sono abbandonati! C’è l’ego che lotta per la sopravvivenza tra attaccamenti e paure. Invece, di coloro che si abbandonano totalmente al Divino si dice: “Chi muore in vita non muore quando muore”.