Salve Sergio,
in questi mesi non ho smesso di leggerti e i tuoi spunti sono stati preziosi. mi rendo conto che non dovrei scriverti ma vorrei confrontare delle esperienze.
Nello stato attuale: in sogno accade pressoché automaticamente che abbia una doppia percezione di me. C’è il corpo-mente che fa le sue cose, segue gli eventi, sperimenta sensazioni ed emozioni ecc. e dietro al corpo, sullo sfondo, c’è questa sorta di presenza impassibile, immobile che registra tutto in tempo reale. È priva di corporeità o sostanza ma allo stesso tempo solida come una roccia, presente e intoccabile-inalterabile dagli eventi. Addirittura priva di volontà, osserva senza sforzo e basta.
— Perfetto. Quello è il Sé!
— Quando si manifesta è come se il mio corpo, la mia voce e la volontà stessa non fossero più miei.
Nella veglia accade pressoché la stessa cosa ma è molto discontinua. Non è che faccia grandi pratiche o meditazioni, mi limito ad auto-osservarmi durante la bagarre quotidiana e in tal modo interrompo il pensiero che sono io a fare le cose.
— Perfetto. Nell’autoindagine non è necessaria molta pratica formale. La vera pratica è continua durante tutto lo stato di veglia come stai facendo tu, e col tempo si estende anche al sogno e al sonno profondo.
— Risultato: accadono dei lampi di consapevolezza, o intuizione, si manifesta questo senso di presenza dietro al corpo, sullo sfondo, come se fossi in visuale guardando un film.
Domande: sono sulla strada giusta o è l’ennesima alterazione-aberrazione della coscienza corporea?
— Sei sulla strada giusta e direi che va molto bene, merito sicuramente della pratica che hai fatto nelle vite precedenti.
Ti do solo un ulteriore piccolo suggerimento. Quando hai qualche minuto per fermarti un attimo, fai un intento dolce di divenire UNO con questa presenza. Ma senza forzare troppo, più un moto di amore e abbandono. Questo apre all’stato di fusione/unione e porta la gioia/beatitudine insita nell’Essere.
— Che c’entra l’avere o meno desideri con questo senso di presenza? I desideri quando sorgono sono sempre dell’io, quasi sempre dipendenze del corpo.
— Come giustamente vedi tu, i desideri non c’entrano niente con questa presenza che è beata e paga di se stessa ed è pura non azione. Come giustamente dici tu, appartengono al piccolo io e alla mente. Quando tu sarai centrato nella presenza, li vedrai sorgere, potrai anche lasciare che si appaghino, ma se non trovano appagamento non ne sarai turbato, perché ti è chiaro che tu sei altro da questo.
— E che c’entrano le beatitudini, le coscienze unitive, il vedere il Sé in tutto o questo tormentone dell’amore? Sono dimensioni sconosciute dell’essere, samadhi avanzati, o paroline che i saggi danno in pasto ai campagnoli e ai disperati?
A me sembra che in quello stato ci sono solo io, nessuna beatitudine, nessun altro al quale unirsi. Non sorgono domande o dubbi, e nemmeno intenti.
Grazie in anticipo per l’attenzione.
— Per adesso tu vedi il Sé, la presenza, ma non c’è ancora la beatitudine. Questo è assolutamente normale, è una fase che passano tutti. Non forzare altrimenti riattivi al mente e l’ego. Però se fai ogni tanto, senza forzare, quell’intento dolce di divenire UNO con la presenza anticiperai i tempo e conoscerai l’amore e la beatitudine. Nessun samadhi avanzato, semplicemente passi dallo stato duale del vedere il Sé allo stato non duale di essere Quello. Ma fallo con dolcezza! Se invece senti innaturale fare intenti, allora non li fare e lascia che il processo si dispieghi da sé.