“Se si continua a desiderare”, disse Sri Bhagavan, “non si potranno soddisfare tutti quei desideri. Ma se si rimane privi di desideri, allora tutto apparirà disponibile. Siamo mentalmente immersi nella moglie, nei figli, nel lavoro, e così via; in verità essi sono in noi, appaiono e scompaiono secondo il nostro prarabdha (karma).
“La mente che rimane ferma è samadhi, non importa se il mondo venga percepito o meno. L’ambiente, il tempo e gli oggetti sono tutti in me. Come possono essere indipendenti da me? Possono cambiare, ma io rimango immutabile, sempre uguale. Gli oggetti possono essere differenziati mediante i loro nomi e forme, ma il nome di ciascuno è uno soltanto: È ‘IO’. Se chiedi: ‘Chi è Tizio?’, quello risponderà ‘Io’, e parlerà di se stesso come ‘Io’. Fosse anche Isvara, il suo nome è sempre ‘Io’.
“Lo stesso vale per un luogo; lo si può distinguere fino a quando ci si identifica con il corpo così, altrimenti come distinguerlo se tutto è in me? Sono il corpo? Forse il corpo si annuncia come ‘Io’?
“Tutto è chiaramente in me. Spazzato via tutto questo completamente, la Pace che rimane è ‘Io’. Questo è il samadhi, questo è l’ ‘Io’.
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Commento di Soham:
Tu non sei un single, sei ciò che riassume tutto l’universo – da qui l’amore e la cura. La somma delle spinte dell’universo è zero. Zero non è il nulla, è Brahman. Quando lo si è realizzato, Brahman è sottinteso, non vi porti l’attenzione perché sei Tu, e l’occhio non vede l’occhio. Ma ne senti la voce, che è il Silenzio, e lo stato interiore, che è Pace.
Quindi il desiderio di realizzazione parte da una spinta individuale e si tramuta nell’amore, nel rispetto, nel senso di sacralità per tutti e tutto, come un genitore, come chi presta servizio al Guru.