Discorso 191:
Il signor Cohen, un discepolo residente, stava parlando del metodo yoga.
M. – II primo versetto degli Yoga Sutra di Patanjali è applicabile a tutti i sistemi yoga. Il fine dello yoga è la cessazione di tutte le attività mentali. I metodi differiscono. Fin quando si fa uno sforzo per ottenere questo fine, si chiama yoga. Lo sforzo è lo yoga.
La cessazione dell’attività mentale si può produrre in tanti modi:
1. Esaminando la mente stessa. Quando si esamina la mente, le sue attività cessano automaticamente. Questo è il metodo di Jnana. La mente pura è il Sé.
2. Cercare la sorgente della mente è un altro metodo. La sorgente può essere chiamata Dio, Sé, Coscienza.
3. Concentrarsi su un solo pensiero fa sparire tutti gli altri pensieri e alla fine scompare anche quel pensiero.
4. Con l’hatha yoga.
Tutti i metodi sono uguali in quanto tendono allo stesso fine; tuttavia, quando si cerca di controllare i pensieri è necessario rimanere consapevoli, altrimenti si cade nel sonno.
Che la consapevolezza sia il fattore principale è indicato dal fatto che Patanjali pone l’accento su pratyahara, dharana, dhyana e samadhi anche dopo il pranayama.
Il pranayama rende la mente ferma e sopprime i pensieri. Perché allora occorre continuare? Perché, a quel punto, la consapevolezza è l’unico fattore necessario.
Lo stato senza movimenti mentale può essere ottenere anche assumendo morfina, cloroformio ecc., ma ciò non conduce a moksha (liberazione) perché manca la consapevolezza.