— Resta qualche desiderio dopo la liberazione?
— Sì. Ma prima ti racconterò due storie.
Negli anni ’90 lessi sul giornale che nella giungla (mi pare della Birmania) avevano trovato un altare di pietra su cui era distesa una statua che raffigurava un uomo con un viso beato che contemplava il cielo; c’era la foto. Sembrava di pietra anche la statua, ma facendo le analisi scoprirono che si trattava di un corpo umano che si era fossilizzato, senza rattrappirsi. Allora risalirono a una leggenda, di un maestro buddista illuminato vissuto secoli addietro che aveva chiesto agli allievi di seppellire il suo corpo in quel modo alla morte, perché voleva continuare a contemplare il Buddha.
La seconda storia riguarda Sri Ramana Maharshi. Papaji (Poonja) era molto devoto di Krishna, e una volta chiese a Ramana se anche lui lo fosse. Sri Ramana non rispose, ma proprio in quel momento arrivarono degli allievi che portarono a Ramana una immagine di Krishna, e Ramana pianse dalla commozione.
Dopo la liberazione non trovi il desiderio di liberarti, né di liberare gli altri, né di prolungare la sopravvivenza del corpo o di ringiovanirlo… Se fai delle cose, appaiono, non ne sei l’attore, non sono mosse dal seme del tuo desiderio… Non trovi nessun desiderio dopo la liberazione… tranne uno: continuare a contemplare e adorare il Divino per sempre, ininterrottamente.
— Lo ‘scopo’ ultimo della forma è contemplare il Senza-forma
— No, la forma è inerte. Chi contempla il Senza-forma è il Senza-forma stesso. Quelli che hanno solo una conoscenza intellettuale non capiranno. Penseranno che c’è della dualità. Se tu sei il Divino, come puoi contemplare i Divino? Quando avranno esperienze dirette profonde, vedranno che l’amore è insito nell’Assoluto, altrimenti non si produrrebbe la creazione.