Dopo le prime esperienze dirette momentanee, cresceva in me l’anelito a riprovare questi momenti di gioia, beatitudine, amore, vuoto, nulla… e sperimentare di nuovo il forte impatto emotivo, mentale, sensoriale e fisico che ne derivava. Persisteva la sottile convinzione che, nonostante la comprensione di ‘essere Io’, ciò accadesse in una sfera posta al di là di me, avvolto in un alone di straordinarietà che esulava la cosiddetta normalità e quindi incapace di essere persistente.
Finché ho vissuto in questa separazione, aumentata dall’idea e dall’ansia di dover fare qualcosa, di essere Io l’agente, riconoscevo la Verità sempre come un fatto eccezionale, qualcosa da cercare, legata a circostanze speciali, a persone e contesti particolari: io in fondo ne ero fuori o ero al massimo una comparsa, o almeno questo era quello che ne rimaneva.
La Grazia ha fatto sì che pian piano l’ ‘essere testimone’ diventasse sempre più presente, più normale, più inclusivo. Ho quasi smesso in modo naturale di cercare, l’azione si è fatta da parte, e la quotidianità è diventata continua occasione di sperimentare e accogliere Dio. Questo è stato l’inizio del ricordo inevitabile di essere il Sé.
Ricordare di essere il Sé non è solo un pensiero mentale o una frase ripetuta, anche se inizialmente può sembrare così. Piano piano – almeno questa è la mia esperienza – ricordare diventa Essere, diventa Verità, paradossalmente normalità. Che gioia profonda del cuore nell’accettazione umile della normalità che si fa grandezza illimitata!
La normalità non è diversa dalla stabilità, perché non esiste niente di diverso dal Sé. Come dici tu, Sergio, “abbandonarsi al Sé” allinea pensiero, parole e azioni a Lui, si scioglie quel falso senso di separazione e si manifesta l’identificazione con il Sé.
A volte sorprendo ancora la mente che separa dicendomi: “non eri presente….”. Ma è un’eco lontana, come un mettermi alla prova, che pian piano sbiadisce.
Chi lo chiede? Chi non era presente?
Con immensa gratitudine.
Mukti
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Commento di Sergio
“Ricordare di essere il Sé non è solo un pensiero mentale o una frase ripetuta. Pian piano diventa Essere, Verità”. Proprio così! E diventa preghiera, devozione, abbandono a Dio. Le scritture affermano che ricordando di essere il Brahman si diventa Jnana Nishta: stabiliti in Jnana. Ma il termine sanscrito ‘nishta’ non significa solo ‘ferma aderenza a’, ma anche ‘fede’, ‘devozione’, e io aggiungerei ‘abbandono a’. Invero questo ricordare di essere il Sé porta alla Realizzazione del Sé. Il Capitolo 26 della Ribhu Gita è totalmente dedicato al Ricordare di essere il Sé. Sri Ramana Maharshi lo commentava dicendo: “Leggendolo ripetutamente si entra spontaneamente nel samadhi, o addirittura nello stato naturale di Autorealizzazione”.