Ramana Gita
Capitolo XI – Compatibilità tra Saggezza e Potere
1 – 2. La notte del 16 avvicinai il Guru, il grande saggio, l’illustre Ramana in forma umana, preminente tra i conoscitori di Brahman, colui che sempre risiede nel Sé, mentre era solo a cantare la sua preghiera per essere benedetto della saggezza tanto difficile da realizzare.
3. Solo in te trovo la suprema identificazione nel Sé e la mente più pura. Sei il ricettacolo di tutta la saggezza, come l’oceano che accoglie tutte le acque.
4. Sei diventato famoso per avere ottenuto la saggezza così difficile da trovare anche per gli yogi, nella giovinezza all’età di 17 anni.
5. Oh signore è possibile descrivere il vostro stato, nel quale l’intero mondo visibile appare come un gioco di ombre?
6. Voi siete il supremo rifugio per coloro che coinvolti dalle loro illusioni, immersi in un mondo terribile combattono per attraversare questo grande dolore.
7. Attraverso la visione divina che mi è stata data io posso vederti nella forma di Subrahmanya, il più importante conoscitore di Brahman, in forma umana.
8. Non risiedi in Swamimalai o in Tiruttani, ma sei in realtà in Arunachala.
9. Una volta hai rivelato il segreto della scienza del Sé a Maharshi Narada, che ti serviva come discepolo.
10. Coloro che conoscono i Veda dicono che tu sei il Brahmarishi Sanatkumar. Mentre altri ti acclamano come Subrahmanya, il capo degli Dei.
11. Solo i nomi sono differenti non la persona a cui si riferiscono. Sanatkumar e Skanda, sono per te solo sinonimi.
12. In passato sei nato come Kumarila, il migliore dei Bramini, e hai ristabilito la Legge dei Veda.
13. Quando la Legge era confusa ti sei incarnato nella terra Tamil come Jnana Sambhanda ed hai stabilito il sentiero della devozione.
14. Oh pieno di gloria, sei di nuovo tornato sulla terra per proclamare la conoscenza di Brahman oscurata da coloro che erano soddisfatti dal solo studio delle scritture.
15. Maestro, tu che hai dissolto molti dubbi dei discepoli, per favore liberami da un mio dubbio.
16 . Saggezza e poteri sono opposti tra loro? Oppure tra loro vi è relazione?
17. Così da me interrogato Bhagavan Ramana mi guardò maestosamente e così parlò:
18. Lo stato naturale non ha lacune. Chi è fermamente in esso svolge spontaneamente e incessantemente la più difficile pratica.
19. La naturale identificazione con il Sé da sola è la pratica più difficile. Attraverso questa pratica quotidiana uno è pronto di momento in momento.
20. I poteri vengono al saggio da tale ‘prontezza’. Egli mostra questi poteri solo se così è destinato dal fato.
[Altrove Sri Ramana dice che l’identificazione con il Sé costituisce un arduo tapas (austerità) anche se avviene spontaneamente e senza sforzo, e tale tapas può produrre delle siddhi, come ad esempio Vasistha che poteva rendersi invisibile]
21. Il saggio non vede il mondo separato dal Sé, anche quando manifesta poteri essi non lo riguardano se non come il Sé.
22. Il saggio, per il quale il fato non ha deciso in quel modo, rimane inattivo come un oceano calmo, anche se è pieno di potere.
23. Vivendo nello stato naturale egli non va in cerca di nessun altro sentiero. Risiedere nel Sé è la somma totale di tutti i poteri.
24. Penitenza senza sforzo è definito lo stato naturale. Si ritiene che i poteri sorgano dalla prontezza nata dal risiedere nello stato naturale.
25. Benché possa essere circondato dalla folla uno che risiede nel Sé esegue una pratica inviolabile. Non c’è necessità di solitudine per lui.
26. Coloro che considerano che la saggezza è separata dal potere sono ignoranti. Perché chi conosce risiede nel Sé che è la sorgente di ogni potere e della pienezza della vita.