Domenica sera. Ricevo un messaggio da una relazione molto stretta, che vive lontano, almeno a me sembra così. Guardo le righe e so già cosa c’è scritto ancor prima di leggere. Lei ormai è stabile da un bel po’. Ma forse non lo sa perché crede che la mente di un realizzato non abbia mai la luna di traverso. Forse però non è questo. È che non le interessa dare definizioni; così io, l’ultima volta che l’ho sentita a telefono, non ho detto niente. Ma prima di leggere le righe, sapevo già come stava. E dopo averle lette: pieno di gioia quieta e di pace eterna il mio cuore.
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Ciao Sergio, Come stai?
Vagolo, tra risvegli notturni di energia,
momenti di angoscia, silenzio
e una quotidianità che mi tiene costantemente impegnata
Oggi torno a casa in auto e ho la sensazione
di toccare tutto
La percezione di una presenza non-presenza
che attraversa la materia
e passa indifferentemente
e perpetuamente
dalla vita alla morte
per poi tornare e tornare ancora
È un senso di vuoto che vuoto non è
ma che non è neppure pieno
perché mai si può riempire qualcosa che non c’è
Una presenza indifferente all’angoscia come alla felicità
che Esiste
senza mai potersi definire o delimitare.
Che passa sfacciatamente dalla beatitudine al vuoto
senza chiedere il permesso
perché sa che beatitudine e vuoto si equivalgono
così come qualsiasi altra definizione
che lo sguardo vuol dare
perché incredulo e non abituato al niente
Mi ritrovo piena di Niente
Grata all’Universo