— Caro Sergio, in questi giorni l’autoindagine mi riesce bene. Non ho distrazioni, non bado a passato e futuro mentre mi accingo a meditare. Entro quasi subito nella presenza e non ci sono desideri, il tutto è solo tranquillità. Tutto ciò toglie le tensioni del chiacchierio mentale. Non guardo più l’orologio per vedere se la sessione è finita. Mi sorprende tanto il fatto che in pochi minuti entro in concentrazione!
— Non è concentrazione, hai conquistato Dhyana, la meditazione o contemplazione. L’attenzione focalizzata su un oggetto scorre come un flusso d’olio ininterrotto. Nel tuo caso l’oggetto è la Presenza, l’Io Sono, l’Essere, la Coscienza… sono tutti sinonimi.
Solo poche settimane fa riferivi di essere continuamente in lotta con le tensioni del corpo e di non veder l’ora che la meditazione terminasse. È UN GRANDE SUCCESSO! Frutto dei tuoi sforzi e della tua perseveranza, e dell’impegno che hai messo nel lavoro d Lester Levenson: ci hai creduto e hai avuto la prova di quanto effettivamente funzioni.
Ora che hai conquistato Dhyana, prova a meditare un po’ di più. Scoprirai che da sola la meditazione estingue la mente reattiva e libera il Sé. Questo non succede necessariamente allo yoga, soprattutto a chi pratica la meditazione su un oggetto (uno yantra, la candela, un punto del corpo). Lo yogi raggiunge un allettante stato di pace ma non sa chi è lui. Oppure raggiunge il samadhi con somma beatitudine, ma lo interpreta in una prospettiva erronea, credendo che lo stato di samadhi sia lui e identificandosi nel samadhi anziché nel Sé. Da qui tutta l’enfasi che lo yoga dà al samadhi. Per lo Jnani il samadhi è una forma-pensiero, uno stato che ha un inizio e una fine. E quando lo Jnani comprende che quella somma beatitudine è egli stesso, e non è più attratto dal samadhi.
In tutti i 16 stadi della meditazione buddista Vipassana, che si conclude col nirvana, non vi è una sola menzione del samadhi. Perciò, o supponiamo che Buddha fosse un ignorante, oppure Buddha aveva compreso che anche il samadhi è una forma-pensiero e quindi uno stato transitorio.
Solo il Sé è eterno. C’è una differenza tra cercare il samadhi e cercare il Sé. Chi vuole il samadhi cercherà di espandere e affinare la mente alle sua massime possibilità raggiungendo stati di samadhi e siddhi (poteri). Ma coloro che seguono la via di Jnana, testimoniando che la mente in modo neutrale e minuzioso, realizzano che la mente in quanto tale non esiste, che come qualsiasi altra apparenza essa non è altro che la pura Coscienza, oltre la quale non vi sono ulteriori poteri o possibilità di evoluzione. Tale profondissima comprensione porta lo Jnani a identificarsi nel Sé, alias Pura Coscienza, Puro Essere.