Mettiamo che in meditazione contatto l’Amore Divino, però fuori dalla meditazione conservo un approccio avversivo/oppositivo: “Ah, ma io non vorrei questo. Quest’altro non mi piace. Non dovrebbe essere così…” ecc. ecc. Pensate che in queste condizioni si possa mantenere l’Amore Divino?
Il devoto che è nell’Amore Divino si sente nelle mani di Dio. Sa che Dio lo guida amorevolmente perché realizzi la totale Divinità, e sperimenta quel che gli capita nella vita come volontà di Dio – anche se dal punto di vista umano può essere difficile. Ricordate cosa dice Gesù nell’orto dei Getsemani: “Padre allontana da me questo calice amaro”, e poi: “Sia comunque la Tua volontà”.
Il devoto che è nell’Amore Divino ha affidato la propria vita nelle mani di Dio, fino a un punto di non sentire nemmeno più di esserci come ‘io separato’. Questo mollare la tensione e smettere di guerreggiare gli consente di rimanere nell’Amore Divino e lo porta al samadhi.
Si crea così un circolo virtuoso, in cui l’Abbandono nutre l’Amore Divino e l’Amore Divino nutre l’Abbandono.
Usando la metafora di Sri Ramana, per quanto tempo ancora vuoi viaggiare in treno (il Potere superiore, la Shakti divina che guida la vita) reggendo in mano il peso della valigia? Mettila giù e lascia che il treno si occupi di portarla a destinazione.
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