Il grande autore argentino ha scritto diciassette haiku. Ho tolto quelli romantici che non appartengono alla visione priva di ego dell’haiku, il cui unico intento è mettere in risalto l’essenza vacua della creazione – vacuità non in senso nichilista; come ho avuto modo più volte di ribadire si tratta di una vacuità ‘piena’. Ne sono rimasti sei, bellissimi…
Algo me han dicho
la tarde y la montaña.
Ya lo he perdido.
Mi han detto qualcosa
la sera e la montagna.
L’ho già perso.
* * *
¿Es o no es
el sueño que olvidé
antes del alba?
È o non è
(esiste o non esiste)
il sogno che ho dimenticato
prima dell’alba?
* * *
En el desierto
acontece la aurora.
Alguien lo sabe.
Nel deserto
avviene l’aurora.
Qualcuno lo sa.
* * *
La vasta noche
no es ahora otra cosa
que una fragancia.
La vasta notte
adesso non è altro
che una fragranza.
* * *
El hombre ha muerto.
La barba no lo sabe.
Crecen las uñas.
L’uomo è morto.
La barba non lo sa.
Crescono le unghie.
[Lo haiku usa molto i paradossi per sgretolare i concetti della mente. Qui si usa come paradosso il fenomeno biologico per il quale, dopo la morte, capelli ed unghie continuano a crescere per due o tre giorni. Rimando al film “L’uomo che non c’era”]
* * *
Bajo el alero
el espejo no copia
más que la luna.
Sotto la grondaia
lo specchio non copia
nient’altro che la luna.