Ramana Gita
Capitolo XII – La Shakti
1. Il 19, Kapali, del lignaggio di Bharadwja, eminente tra gli studiosi, interrogò Guru Ramana.
2. Nella vita quotidiana sia del saggio che dell’ignorante si osserva la triade di osservatore, osservato e atto dell’osservazione.
3. Allora quale è la caratteristica speciale che differenzia il saggio dall’ignorante? Per favore chiaritemi questo dubbio.
4. Per colui al quale il soggetto non è diverso dal Sé, l’oggetto e l’atto di consapevolezza altrettanto non appaiono diversi dal Sé.
5. Per coloro che sono attaccati al corpo, il soggetto appare differente dal Sé. Gli oggetti e la coscienza anch’essi appaiono differenti dal Sé.
6. Anche nella differenza, il saggio percepisce l’essenziale unità. L’ignorante, imprigionato dalle differenze, si considera separato.
7. Signore, il Sé sul quale appare la triade è intessuto di Shakti e potere, o ne è privo?
8. Figliolo, il Sé su cui le differenze della triade appaiono è ritenuto dai conoscitori dei Vedanta il deposito di tutti i poteri.
9. Secondo i saggi del Vedanta il Potere divino è statico o dinamico?
10. È per il movimento della Shakti (potere) che il mondo viene in essere. Il terreno da cui dipende è solido.
11. Il movimento su ciò che è immobile, che è causa del mondo, è descritto da coloro che lo conoscono come l’indescrivibile illusione.
12. Il movimento viene considerato reale dal soggetto. In realtà non c’è movimento nel Sé.
13. Ishvara e il suo potere sono visti come separati a causa della visione dualista. Se la mente si immerge nella sua sorgente i due diventano uno.
14. Kapali chiese: Signore l’attività di Dio, che è l’origine di questo vasto mondo, è eterna?
15. Benché il movimento sia causato dal potere inerente al Supremo, in realtà non si muove nulla. Questo è un segreto conosciuto solo dai saggi.
16. Il movimento è attività, ed è chiamato potere. Tutto il visibile è creato dalla ‘Persona Suprema’ attraverso il suo stesso potere.
17. L’attività è di due categorie, manifestazione e assorbimento. Quando i testi vedici dicono “quando il tutto è diventato il Sé” intendono che il tutto si è riassorbito.
18. IL termine Sarvam (tutto questo, ogni cosa) si riferisce ai ‘molti’ percepiti dalla visione dualista. Il divenire implica attività.
19. L’espressione “il Sé in sé stesso” implica che la moltitudine dovrà alla fine riassorbirsi nel Sé.
20. La consapevolezza del Sé non è possibile senza potere (Shakti). Il potere ha due aspetti: attività e fondamento.
21. I saggi sanno che l’attività di creazione dell’universo è movimento. Il fondamento è solo il Sé.
22. Il Sé non dipende da nulla essendo universale. Solo colui che comprende che esso è sia movimento che fondamento, comprende la verità.
23. Non sorgerebbero differenze nella Realtà senza movimento. Il movimento non può esistere separatamente dalla Realtà.
24. Nel corso del tempo, dovrebbe avere luogo la grande dissoluzione dell’universo, ciò significa che questa attività si riassorbe nel Sé.
25. Tutta questa attività non è possibile senza Potere (Shakti), né è possibile il mondo né la consapevolezza di esso, e di questo la triade è formata.
26. Il Potere Trascendente Unico è definito da due nomi: il Sé, perché è il fondamento, e Potere o Shakti perché è l’attività creativa.
27. Quando si considera solo il movimento come espressione del potere, bisognerebbe in verità indicare che alla base, come fondamento, c’è la Realtà Suprema.
28 . Questa Realtà Suprema è denominata da alcuni Shakti, da altri uomini di conoscenza è chiamata Sé e da altri ancora è considerata la ‘Persona Suprema’.
29. La Verità viene compresa in due modi, perché ci viene indicata e per immediata consapevolezza. L’indicazione rappresenta il reale ed è sperimentata come la Realtà.
30. La consapevolezza del Sé si può avere in due modi: attraverso la sua attività o percependola per quello che è attraverso i suoi attributi, o immedesimandosi in essa.
31. Si dice che il Sé sia il fondamento, e l’attività i suoi attributi. Comprendendo attraverso l’attività la sorgente dell’attività stessa, ci si stabilizza saldamente nel Sé.
32. Il Sé si manifesta attraverso i suoi attribuiti e gli attributi si manifestano attraverso il Sé. I due sono inseparabili.
33. Poiché il Sé viene conosciuto attraverso i suoi attributi, esso è eternamente attivo.
34. Se si comprende correttamente, si comprende che l’attività non è separata dal fondamento. L’idea che i due siano diversi è mentale.
35. La creazione che esprime il gioco della Shakti è solo un idea nella mente di Dio. Se si trascende tale idea rimane solo il Sé.