shakti nasce dall’amore di Dio verso Sé stesso

— Ogni tanto vivo questo tipo di esperienza: in un certo senso mi accorgo dell’attivarsi dei sensi fisici e del loro ‘essere’ lo stato di veglia. Nello specifico, in alcuni risvegli notturni, i sensi non sono ancora attivi, anche se mi accorgo di questo solo quando tornano attivi, facendomi percepire che prima non c’erano, benché la consapevolezza c’era comunque.

— Quando non c’è mente (e i sensi) tu sei ma non sai di essere. Per saperlo deve tornare la mente. È la trance che si ha nel nirvikalpa e nel sonno profondo senza sogni. Questo è turiyatita.

la Liberazione è dal punto di vista del non liberato. Il partorire dell’Assoluto immanifesto, completamente immobile, universi duali di sogno in cui si identifica è un ciclo senza fine, è l’Uroboro, il serpente che si morde la coda.

Nell’immobilità Perfetta dell’Assoluto immanifesto avviene uno squarcio: una spinta d’Amore verso la propria medesima Perfezione. I maestri lo chiamano ‘Il Gioco Divino’, ma è di Amore che si tratta. Shakti dunque nasce dall’Amore di Dio verso Sé stesso e dal Suo desiderio di conoscersi. La Dea crea il mondo per Shiva, inteso come Assoluto immanifesto, e il mondo non è altro che il di Lui specchio.

Ecco perché Shankara, nel suo sillogismo paradossale dice: Brahma è la realtà, il mondo è illusione, il mondo è Brahma. Perché l’universo è fatto di Brahma stesso. In tale luce, rinuncia vuol dire non dipendere o poggiare più da/sull’illusione (attaccamento), ma al tempo stesso completo amore per il creato, in quanto è Dio stesso.