Un giorno salii sulla collina (Arunachala) con tutto il cibo necessario per servire un bhiksha (offerta di cibo). Uno swami mi disse che poiché era un giorno di luna piena, sarebbe stato un momento di buon auspicio per ricevere l’upadesha (insegnamento) da grandi anime.
Mi avvicinai a Bhagavan, mi inchinai, mi alzai e dissi: “Bhagavan, vi prego ditemi qualcosa”. “Bhagavan mi fissò e chiese: “Di cosa devo parlarti?”. Ero perplesso e smarrito; un misto di paura e devozione, insieme al desiderio di ascoltare le adorabili parole di Bhagavan, si accumulavano dentro di me rendendomi incapace di parlare. Rimasi muto. Bhagavan capì la mia situazione; nessuno può nascondergli niente, può capire lo stato d’animo di chiunque si avvicini a lui, semplicemente guardandolo. Mi osservò benevolmente e disse: “Unnai vidamal iru”, cioè “Sii senza abbandonare Te stesso”.
Non riuscivo a comprendere il significato di questa upadesha di alto livello, ma appena le parole uscirono dalla bocca di Bhagavan provai nella mia mente un’immensa soddisfazione e un meraviglioso fulgore. Queste parole benedette mi riaffioravano nella mente continuamente, col crescendo di una marea. Mi diedero fu una felicità indescrivibile. Rimasi lì a deliziarmi nei sentimenti generati da questa frase. Anche oggi il suono di quell’upadesha risuona nelle mie orecchie donandomi immensa pace.
Anche se non capivo cosa Bhagavan avesse detto, sperimentai subito lo stato che le parole stavano indicando senza mai capirne veramente il significato.
Attraverso questa esperienza, sono giunto a capire che alla presenza benigna di Bhagavan, una singola sua frase può produrre il frutto e il compimento di tutte le pratiche spirituali che comportano sravana [udire l’insegnamento], manana [riflettere sull’insegnamento] e nididhyasa [contemplare e dimorare nell’insegnamento].
[Da ‘Face To Face with Sri Ramana Maharshi’, Testimonianza di Akhilandamma]
* Grazie a Sri Jnanananda per avermi segnalato questo meraviglioso passo.