Dai Satsangha di Francis Lucille
Partecipante: — Vorrei fare una domanda sul dolore e la sofferenza.
Lucille: — C’è differenza tra le due cose. Vuoi dire dolore o sofferenza?
Partecipante: — Penso che sia artificioso dire che c’è differenza. Direi che in molti casi vanno mano nella mano.
Lucille: — La sofferenza, quella psicologica, non è necessaria e può essere evitata, ma esiste certamente il dolore, e non può essere evitato, questa è la differenza. Provare e dolore fa parte del pacchetto dell’avere un corpo, ma la sofferenza psicologica è la più intensa e non è necessaria. Se non vuoi fare una distinzione, non posso spiegare perché la sofferenza psicologica non è necessaria.
La sofferenza psicologica è legata all’idea di un sofferente, di una persona. È sempre legata al passato e al futuro. Durante la seconda guerra mondiale, il mio amico William Samuel era in Cina. Gli fu assegnato un interprete cinese che era un saggio taoista, anche se in principio il mio amico non lo sapeva. La prima cosa che notò fu che quest’uomo era sempre sorridente e felice.
Un giorno si trovarono in gran pericolo. Il plotone di William era inseguito dai giapponesi che erano molto vicini. Correvano ritirandosi verso le loro linee e c’erano all’orizzonte le colline e il saggio indicò a William la linea viola delle montagne dicendo: “Guarda che bello!”. “Era l’ultima cosa che avrei pensato in quel momento” raccontò William.
Qualche tempo dopo William scoprì che tre mesi prima la moglie del saggio era stata violentata e uccisa dai giapponesi e che avevano ucciso anche i suoi due figli. Questo è ciò che attirò il suo interesse verso quell’uomo, e alla fine divenne suo allievo. Questo saggio taoista era libero dal passato. Egli poteva aver sperimentato del dolore, ma non soffriva a causa della morte della moglie e dei figli. Nell’indicare la bellezza delle colline viola mentre si trovavano sotto il fuoco nemico, stava dando una meravigliosa lezione di coraggio e amore. È difficile immaginare circostanze più atroci.