sono cattivo/a, non vado bene

Una subpersonalità paranoide è sospettosa, critica verso gli altri, sente fondamentalmente che il mondo è cattivo e può arrivare a maturare un vero e proprio complesso di persecuzione.

Questo tipo di persone hanno impresso dentro ‘sono cattivo/a’, ‘non vado bene’ o cose simili nate dall’esperienza della loro infanzia. Queste etichette, che in realtà abbiamo un po’ tutti, minano completamente la nostra autostima, la qual cosa è INDISPENSABILE per la liberazione.

Tra i cinque Niyama dello yoga di Patanjali vi è un’osservanza che viene in genere tradotta come ‘contentezza’ o ‘accontentarsi’. Di solito le si dà un’interpretazione materialista: “Ho solo 10€ in tasca e mi accontento di quello che ho”; ma ciò porta assai lontano dal vero significato di questa fondamentale osservanza.

Io la traduco ‘Appagamento’. Ma di cosa?…
Si è APPAGATI DI SÉ STESSI!

Si potrebbe considerare che un tale appagamento azzeri la spinta ad emendare i propri difetti e migliorare le proprie virtù; se ad esempio uno è violento gli andrà bene così.

L‘Appagamento di Sé Stessi di cui parlo può avvenire solo quando l’aspirazione al dharma (la condotta etica) sia stata acquisita.

Tuttavia, anche se una aspirante è indirizzato al dharma e compie sforzi per migliorarlo, se ha dentro le etichette come ‘sono cattivo/a’, ‘non vado bene’ e simili, ciò instaurerà un circolo vizioso. Anche migliorando oggettivamente, soggettivamente tale persona non si sentirà migliore; proietterà tale negatività sul mondo; un mondo negativo e ostile renderà assai impervio ogni suo tentativo di espandere l’amore ed elevare la propria condotta etica; e ciò gli confermerà che è cattivo e non va bene… Si troverà così a combattere contro sé stesso, contro una sua presunta natura cattiva, la circostanza più infausta per la Realizzazione.

Al contrario, se, nel quadro di un’aspirazione al dharma, sente che lui va bene così com’è, ciò si proietterà sul mondo ed egli diverrà più rilassato, amorevole, positivo e tollerante verso l’umana fallacia. L’interesse a migliorare continuerà, ma ora non è più motivato dalla paura del castigo divino, bensì dall’amore. Se leggete il ‘Diario’ di Etty Hillesum, vedrete che provava compassione, e non odio, verso gli astiosi carcerieri nazisti del campo di concentramento in cui era rinchiusa. Ella vedeva nei loro comportanti non la cattiveria, ma l’assenza di amore che dovevano aver subito da piccolo.

Quando l’Appagamento di Sé Stessi si instaura in un contesto di aspirazione al dharma, esso mostra il Sé. Diventa Appagamento per il Sé, che include anche la propria limitata persona, perché non v’è nulla che non sia il Sé.

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Cosa dovrebbero fare le persone che hanno dentro questo tipo di etichette. Devono contattarle interiormente e starvi dentro testimoniandole. All’inizio sarà difficile, ma via via la consapevolezza affievolirà la carica di quei sentimenti fino a dissolverle del tutto insieme alla loro etichetta. Per fare affiorare tutti i sentimenti coinvolti, usate la tecnica di ripetere l’etichetta; ad esempio: “Sono cattivo. Sono cattivo. Sono cattivo. Sono cattivo. Sono cattivo. Sono cattivo”, e così via finché è necessario. Può volerci del tempo; procedete con metodo. Fate la prima seduta e quando vi stancate sospendete; riprendete poi il lavoro nella volta successiva, e così via. In pratica dissolvete queste impressioni a rate.

Dato per scontata la vostra aspirazione al dharma e il vostro interesse a migliorare, siete appagati di voi stessi?

Buon lavoro!