Sono morto il 28 aprile 2013

Ricevo da un amico:

Sono morto il 28 aprile 2013.

Il dolore atroce [la morte di un proprio caso] sospese il senso del tempo e del fare. Allora non me ne sono accorto perché prevalse l’acutezza del dolore, ma col crollo di ogni traccia di sicurezza e di ‘comfort zone’ restava solo la testimonianza di ciò. Da un lato la sofferenza intensa, dall’altro mi sentivo ovattato e come accolto da una presenza amorevole che suggeriva un senso di sollievo. Solo dopo il mind clearing ho ricordato questo. Se avessi fatto clearing prima di quel giorno probabilmente mi sarei realizzato allora.

Chi mi conosce vede questa forma lavorare, impegnarsi, costruire… Solo per gioco, per rispetto di coloro che ancora non sono pronti, e antico senso del dovere, sembro coinvolgermi in questo apparente mondo, ombra insostanziale della perpetua luce.

Dedico questo post a coloro che sono o sono stati straziati dal dolore per causa di perdite o malattia. Lasciate che questo dolore porti via la credenza acquisita, quindi non originaria, di essere una forma.

È il fuoco la cui luce dissipa spontaneamente ciò che luce non è.

Dove lo sguardo incatenato dai condizionamenti genealogici, vedendo il limitato, giunge alla conclusione di essere limitato, Tu, invece che andando con coraggio controcorrente aspiri alla liberazione, puoi di certo vedere la prova dell’INFINITÀ, semplicemente restando inalterato come inalterato resta lo Spettatore al termine dello spettacolo.

Agli altri chiedo: prima della prima volta che hai riconosciuto te stesso come la persona che credi di essere, chi eri? Nel sonno di ogni notte in cui sparisce ogni traccia di ciò a cui pensi forsennatamente durante il giorno, chi sei?