L’errore che fanno gli aspiranti che raggiungono una certa stabilità nel Sé è di non continuare a meditare. In questo modo mancano la completa disidentificazione dalla mente e quindi la liberazione. Per loro vi sarà ancora reincarnazione karmica perché non hanno tranciato i cicli del samsara di rinascita-morte-rinascita.
Invece continuando a meditare il più possibile dimorando nel Sé, i semi/spinte della mente si placano, fino da appassire definitivamente. Allora la meditazione, che era la pratica, diventa lo stato naturale!
La mente umana è abituata a preoccuparsi di questo e di quello: della salute, del lavoro, dei soldi, delle relazioni… Quindi è quasi sempre attiva, e questo provvedere alle cose è ciò che maggiormente crea l’idea illusoria di essere un ego agente separato.
Gli esseri umani sono abituati ad abbandonarsi al Sé solo quando vanno a dormire. Nel sonno sperimentano periodi di sogno, in cui giocano ancora spinte mentale, e periodi di sonno profondo, in cui non c’è mente ma di cui non sono coscienti.
Se, avendo raggiunto una certa stabilità nel Sé, si continua a meditare (cioè a stare nel Sé) il più possibile, le spinte della mente gradualmente si placano, fino ad appassire del tutto. Allora si realizza la completa disidentificazione dalla mente (manonasa), il mondo e l’ego spariscono definitivamente, e questo è moksha o mukti: la liberazione.