Sri Ramana Maharshi, discorso 342
Alle undici di sera arrivò un gruppo proveniente da Guntur, formato da una donna di mezza età dallo sguardo triste ma fermo, da sua madre e due uomini. Chiesero di poter parlare con Sri Bhagavan.
La donna disse a Sri Bhagavan: “Mio marito morì quando portavo mio figlio ancora in grembo. Il bambino nato dopo la morte del padre crebbe bene fino a cinque anni, poi fu colpito da una paralisi. A nove anni era costretto a letto ma nonostante tutto era allegro e sorridente. Per due anni è rimasto in quella condizione e ora dicono che è morto. So che sta semplicemente dormendo e che presto si sveglierà. Quando hanno detto che aveva avuto un collasso sono rimasto scioccata. In una visione ho visto un sadhu che sembrava passare le mani sul corpo del bambino e dopo il bambino si svegliava rinvigorito. Credo che quel sadhu siate voi. Vi prego, toccate il ragazzo in modo che si alzi”.
Sri Bhagavan ha chiesto cosa avessero detto i dottori.
Rispose: “Dicono che è morto. ma cosa sanno? Ho portato il ragazzo da Guntur fin qui”.
Qualcuno ha chiesto: “Come? Il cadavere è stato portato qui?”.
La madre: “Mi han detto che il cadavere poteva essere trasportato pagando una tariffa speciale di mezza rupia per miglio. Abbiamo pagato 150 rupie e l’abbiamo portato come bagaglio”.
M.: “Se la vostra visione è giusta il ragazzo si sveglierà domani”.
La madre: “Vi prego, toccatelo. Posso portarlo dentro?”.
Gli altri protestarono e li convinsero ad andarsene.
Se ne andarono. La mattina seguente si seppe che il cadavere era stato cremato.
Interrogato sull’accaduto, Sri Bhagavan disse: “Si dice che alcuni santi abbiano riportato in vita dei morti; ma non hanno fatto rivivere tutti i morti. Se ciò si potesse fare non ci sarebbero né il mondo né la morte né i cimiteri.
Un uomo chiese: “La fede della madre era davvero notevole. Come ha potuto avere una visione così piena di speranza e poi essere delusa? Potrebbe essere che la sua visione sia una sovrapposizione dovuta all’amore per il figlio?”.
M.: Non essendo reali né lei né il figlio, perché mai si dovrebbe considerare che soltanto la visione sia una sovrapposizione?
D.: “Allora come si spiega?”.
Nessuna risposta.