Discorso 633. Un visitatore di Dindigul disse: “Soffro nella mente e nel corpo. Dal giorno in cui sono nato non sono mai stato felice. Ho saputo che anche mia madre ha sofferto dal momento in cui mi ha concepito. Perché devo soffrire così? In questa vita non ho peccato. È forse dovuto ai peccati delle vite passate?”.
M. – Se non vi fosse sollievo alla sofferenza, chi cercherebbe la felicità? Se la sofferenza fosse lo stato naturale, come potrebbe sorgere il desiderio d’essere felici? Il desiderio invece c’è. Essere felici è dunque naturale; tutto il resto è innaturale. La sofferenza non è voluta, soltanto viene e va.
Il visitatore ripeté la sua lamentela.
M. – Dite che la mente e il corpo soffrono, ma sono essi a porre le domande? Chi è che pone le domande? Non è colui che sta oltre il corpo e la mente?
Dite che il corpo soffre in questa vita; la causa di questa è la vita precedente, la causa di quella precedente è quella ancora prima, e così via. Come nel caso del seme e del germoglio, non vi è fine alla serie causale. Bisogna dire che ogni forma di vita ha la sua causa prima nell’ignoranza. Quella stessa ignoranza è presente anche ora, mentre formulate la domanda. Quell’ignoranza dev’essere eliminata con la conoscenza.
‘Perché e a chi è giunta questa sofferenza?’. Se ve lo chiederete, scoprirete che l’ ‘Io’ è separato dalla mente e dal corpo, che il Sé è il solo Essere Eterno e che è eterna beatitudine. Questa è conoscenza.
D. – Perché dovrebbe esserci sofferenza ora?
M. — Se non vi fosse sofferenza come potrebbe nascere il desiderio d’essere felici? Se quel desiderio non nascesse, come potrebbe avere successo la ricerca del Sé?
D. – Allora la sofferenza è un bene?
M. – Proprio così. Cos’è la felicità? È un corpo sano e bello, cibo buono, ecc.? Gli stessi imperatori hanno problemi senza fine, anche se godono di buona salute. Ogni forma di sofferenza è dovuta alla falsa idea ‘Io sono il corpo’. Liberarsi di questa falsa idea è conoscenza.