La maggior parte della sadhana consiste in purificazione per divenire in grado di ‘vedere’ il Sé; poi una piccola parte è dedicata a familiarizzare con il Sé; Infine Rimanere nel Sé è una scelta, una decisione!
Io sento ancora persone che mi dicono: «Sì, quando medito sto nel Sé, poi dopo una mezz’oretta cominciò a pensare “devo fare questo, devo fare quest’altro. La prossima settimana ho l’udienza in tribunale; chissà come andrà?»… Si può andare avanti così all’infinito.
La verità è che Stare nel Sé comporta la morte della persona sul piano psichico. Significa equanimità, che implicitamente richiede l’aver accettato ogni momento così com’è: «la casa sta su: bene; la casa è crollata: bene». Questo non è umano. Se c’è questa equanimità, significa che la persona non c’è più. Ecco perché molti vivono la paura della morte prima della realizzazione. Ed ecco perché è indispensabile l’amore per il Divino. Senza questo amore non si attraversa la morte.
Ma le scritture dicono: «Chi muore mentre è in vita non muore quando muore».