Caro Marco,
cerco di immergermi nel ‘me’ che sento, percependolo così come viene e senza cercare, se riesco, di far intervenire la mente con le sue ‘proiezioni’, come le chiami anche tu.
Mi ‘appoggio’, cioè do forza alla parte di me che sembra già sapere chi è e non desidera altro che essere quello che è.
Durante la giornata, quando mi ricordo, riporto tutta la mia attenzione al mio interno, ed ho come la sensazione di risucchiare dentro di me il mondo esterno, in questo modo sto iniziando a percepire un ingigantirsi del senso del me e un rimpicciolirsi del mondo esterno.
È come se ci fossero due mondi, uno interno a me e uno esterno, ed io sto facendo crescere quello interno a scapito di quello esterno, che si sta svuotando di contenuti, di sostanza; noto che sta perdendo forza e anche ‘presa’ su di me.
Un’altra cosa che vorrei dirti: sento la tua presenza quando faccio pratica, è come se tu fossi vicino a me a sostenermi, cioè sento la tua affettuosa presenza. Sei vicino a tutti quelli che contano sul tuo aiuto vero?