— Meraviglioso il tuo post. Trascendenza… cerco nella mente una definizione e quello che trovo è scivolare in un totale rapimento, dove ogni limite scompare e rimane l’esistere in totale beatitudine. Niente è più mio, non riconosco i luoghi né i confini, non fa differenza ad occhi aperti o chiusi, sono io che contengo e al tempo stesso sono contenuta e ciò che è contenuto.
— Sì, ma non necessariamente è qualcosa di così scenico. Può essere solo interiore e dall’esterno sembri una persona normale. Il più delle volte è così.
Devi comprendere che l’illuminazione, per essere stabile, dev’essere semplice, confortevole, facilmente sostenibile. Le manifestazioni molto vistose dell’illuminazione sono quelle di illuminati che sono anche grandi santi, che hanno cioè un corpo-mente che gronda di sattva, il guna (qualità) della purezza.
Che differenza c’è tra un santo e un illuminato? Santo è chi non commette peccati e compie buone azioni; l’Illuminato è chi si è disidentificato dal corpo e dalla mente e per questo non commette più azioni. Il primo ha un corpo-mente che gronda di sattva ma può non essere illuminato; il secondo può avere un corpo-mente che non è molto sattvico, ma ha raggiunto il sattva supremo: il Sé. Quest’ultimo sattva non è il sattva relativo dei tre guna di base; è il sattva assoluto, cioè il Divino stesso.
In genere le persone non hanno dimestichezza con l’illuminazione e perciò la identificano con straordinarie e vistose manifestazioni esteriori. Prendete ‘Piccolo Buddha’ di Bertolucci: fiori di loto si schiudono al suo passare, il grande cobra gli fa ombra col la sua testa, gli esseri celesti plaudiscono alla sua liberazione, i cieli si aprono, si odono squilli di tromba… La gente immagina che un illuminato sia così…
Le scritture classificano quattro categorie di illuminati: Brahmavidvarishta, Brahmavid-Vareeyaan, Brahmavidvara, Brahmavid. Quelli della prima categoria sono anche grandi santi, come Sri Ramana, Anandamayi Ma, Ramakrishna ecc. A una delle due categorie intermedie appartengono illuminati che restano anonimi tutta la vita; solo pochissime persone vicine conoscono il loro vero stato. Nell’ultima categoria vi sono illuminati che appaiono persone completamente ordinarie. Sri Ramana dice che tutte e quattro queste categorie sono di illuminati; le loro differenze derivano soltanto dal karma. Quando gli chiedevano circa il potere di Vasistha di diventare invisibile, egli rispondeva: “Quello era il suo karma”.
Alcuni illuminati potrebbero non essere buoni insegnanti sul piano verbale. Non ricordando com’erano da umani potrebbero non capire bene i problemi delle persone; o potrebbero conoscere solo il loro modo di essere giunti alla liberazione e avere lacune didattiche. Certamente vivendo loro vicini gradualmente la loro realtà interiore si trasmetterà empaticamente nella misura in cui l’altro è aperto abbastanza per accoglierla.
Prendete ad esempio Eric Minetto. Lui alcune capacità le ha: ha studiato lo yoga, ha frequentato la scuola di scrittura creativa Holden di Baricco, sa esprimersi, sa scrivere, ma se lo incontrate al supermercato, a Torino dove vive, sembra una persona assolutamente normale.
Il vantaggio degli illuminati che posseggono anche un corpo-mente santo è che attirano molte persone. L’aspetto negativo del credere che uno è illuminato solo se presenta vistosi aspetti hollywoodiani è che un buon attore potrebbe passare per illuminato. Ho sempre detto che se Fiorello volesse fare il Guru guadagnerebbe presto un nutrito seguito.
Quella indiana è una società con una grande tradizione spirituale ma anche parecchio gerarchica. Per questo, assieme all’insegnamento spirituale, abbiamo ereditato da essa anche il rigido concetto dell’importanza della relazione personale tra allievo e maestro – ciò vale anche per il lamanesimo. Ma quest’ultimo è un nonsenso. Il Guru non è una persona, è il Sé, e il Sé può apparirci all’esterno, per aiutarci a risvegliare il Sé interiore, in vari modi e sotto varie forme, visibili e invisibili. Perciò coltivare attaccamento alla persona del Guru non ha relazione con la verità. Rispetto, amore, ovviamente sì! Ma attaccamento…
Guardate cosa avviene oggi. Internet ci dà la possibilità di accedere a una valanga di informazioni, cosa inimmaginabile qualche decennio fa. Se si è orientati e si sa cosa si cerca, si trova quasi tutto quello di cui abbiamo bisogno per la nostra sadhana. Si trovano anche insegnanti disposti ad aiutarci. Vi può essere il fenomeno del guru-shopping, ma tale superficialità non è da imputare all’offerta, ma al carattere dell’aspirante; essa si manifesterebbe anche con un guru in carne ed ossa.
Oggi molti aspiranti hanno nel cuore un maestro di riferimento non più in vita, che li ispira e che amano profondamente; poi durante la loro sadhana possono avere contatti con più maestri che li formano, e trovare in Internet le informazioni di cui necessitano. Molti di loro si realizzano. Non è certo l’unico modo, ma è un modo, e oggi è piuttosto diffuso. Quando un visitatore dichiarava a Ramana: “Io non ho un guru”, Bhagavan rispondeva: “Allora adesso il vostro Guru è Dio”. Il Guru è Dio, non è una persona.
Eric Minetto era ed è innamorato di Jiddu Krishnamurti. L’ha sognato, ha visto i suoi video, poi ha avuto un maestro di yoga, una psicologa ecc. È andato attraverso la sua strada e si è realizzato. Tutti gli aiuti ricevuti sono il Guru esterno, e il vero Guru rimane comunque e sempre il Divino, il Sé. Sul suo canale YouTube vi sono sette video – elencati di seguito – in cui descrive la sua realizzazione:
Eric Minetto – Storia di un Risveglio (1)
Eric Minetto – Storia di un Risveglio (2)
Eric Minetto – Storia di un Risveglio (3)
Eric Minetto – Storia di un Risveglio (4)
Eric Minetto – Storia di un Risveglio (5)
Eric Minetto – Storia di un Risveglio (6)
Eric Minetto – Storia di un Risveglio (7)