La struttura della mente è per opposti. Se carichi l’idea di essere meschino verso la quale hai ovviamente repulsione, in ugual misura nella mente c’è l’idea e il desiderio (probabilmente inconscio) di essere grandioso.
Cominci a praticare una sadhana e gradualmente guarisci fisicamente e psicologicamente. Non appena ti senti meglio, balza fuori come una molla il desiderio nascosto di essere grandioso, caricato con una spinta uguale alla repulsione di essere meschino nutrita per lungo tempo. Hai visto come l’opposto inconscio può essere così ipnotico da indurti a credere che si tratti del Sé. In effetti non è una dinamica dissimile dall’essere affascinato dai poteri, e l’unico modo per salvaguardarsene è aver sviluppato devozione e abbandono a Dio.
Il Sé è perfettamente equanime, mentre la mente è strutturata per opposti: nel mare si leva un’onda e contemporaneamente si crea una depressione della stessa proporzione.
La conoscenza relativa nasce proprio dagli opposti: conosciamo il bianco perché c’è il nero. Se è così, come fa il Sé equanime a conoscersi? È puro Essere-Coscienza, ma dato che ‘è’ quello e non ha opposti, non lo sa… In savikalpa samadhi c’è unità ma vi è ancora una certa discriminazione, cioè mente; perciò quando ne veniamo fuori possiamo dire “sono puro essere, pura coscienza” ecc. Ma in nirvikalpa, dove non vi sono concetti e quindi non c’è mente, abbiamo la pura Esperienza ma senza conoscenza relativa. Perciò quando usciamo dal nirvikalpa non possiamo dir niente; al massimo per descriverlo possiamo negare entrambi gli di opposti: né conoscenza né non conoscenza, ecc. Oppure semplicemente possiamo dire: “è Silenzio”.