Alcuni ricorderanno che parlando del nirvikalpa samadhi – che è lo stesso stato del sonno profondo consapevole e così pure di turiyatita –, ho detto che se l’aspirante identifica la Liberazione con l’esperienza temporanea del nirvikalpa, si troverà in difficoltà perché quell’esperienza va e viene. L’esperienza del nirvikalpa deve tramutarsi nell’identità stessa dello jnani. Allora il nirvikalpa rimarrà continuamente presente in tutti gli stati, e prenderà il nome di sahaja samadhi, lo stato naturale.
Nel seguente passo del discorso 286, Sri Bhagavan spiega tutto questo assai meglio dello scrivente.
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D.: Perché non possiamo rimanere in sushupti (sonno profondo) per tutto il tempo che vogliamo ed essere anche volontariamente in esso proprio come siamo nello stato di veglia?
M.: Sushupti continua anche adesso. Siamo sempre in sushupti. Si dovrebbe coscientemente entrare in esso e realizzarlo anche durante lo stato di veglia. In realtà non c’è un entrare e un uscire da sushupti; DIVENTARE CONSAPEVOLI DI QUESTO È SAMADHI.
Una persona ignorante non può rimanere a lungo in sushupti perché è costretto dalla natura ad emergerne. Il suo ego non è morto e riemergerà. Il saggio invece tenta di annientare l’ego reimmergendolo nella sua stessa fonte. Tuttavia, spinto dalla natura, cioè dal prarabdha (il karma che matura nel presente), l’ego continuerà a ripresentarsi anche per il saggio. Perciò l’ego si manifesta sia nello jnani che nell’ajnani. Però, quando sorge l’ego dell’ajnani, questi ignora la propria origine, cioè non è cosciente di sushupti sia nel sogno che nella veglia; mentre quando sorge l’ego dello jnani, egli gioisce della sua esperienza trascendentale con l’ego, mantenendo sempre la sua attenzione (lakshya) sulla sorgente dell’ego (il Sé). Quest’ultimo ego non è pericoloso; somiglia a ciò che resta di una corda bruciata, che in tale stato non serve più a niente. Mantenendo costante la nostra attenzione sulla nostra Sorgente, il nostro ego si dissolverà in essa, come una bambola di sale nell’oceano.