Lester Levenson racconta che man mano che la sua mente si purificava, di pari passo si sviluppava la sua capacità di comprendere. Racconta anche che si rendeva conto come paradigmi filosofici che partivano nel modo giusto, poi deviassero a causa delle impurità mentali del filosofo.
Avrete sicuramente conosciuto persone che hanno mostrato buona intelligenza in qualche area, mentre in altre, anche se spiegate loro accuratamente, non ci capiscono niente. In tal caso non si può parlare di deficit fisiologica di intelligenza; si tratta di impurità mentali che ostruiscono l’intelligenza. È il caso della maggioranza degli artisti. Essi sono fulgenti nell’arte in cui eccellono, ma spesso opachi in altri campi in rapporto alle impurità della loro mente.
Un esempio di intelligenza di una mente purificata. Sri Atmananda eccelleva in tutto. A soli 16 anni vinse un importante premio di poesia. Eccelleva negli sport e nell’atletica. Si laureò in giurisprudenza con ottimi voti, pur studiando pochissimo perché doveva parallelamente lavorare per mantenersi agli studi. Divenne un brillante pubblico ministero e zelante ispettore di polizia; allo stesso tempo non esitò a scontro spesso col Governo per questioni etiche. Il suo Guru, intuendo che sarebbe divenuto egli stesso un Maestro, gli assegnò una sadhana che includeva più percorsi. Doveva innanzitutto completare la via di Bhakti, ed egli raggiunse la parabhakti in soli sei mesi; poi tre percorsi yogici, tra cui uno di yoga kundalini, che completò in nove mesi; è infine jnana che completò in pochissimo tempo. Quando perdeva la consapevolezza del corpo, la moglie doveva imboccarlo. Nonostante ciò non mancò mai di eccellere nel suo lavoro, e fu più volte encomiato dal Governo. Egli era contemporaneamente accurato nei doveri della vita fenomenica ed immerso nella Verità trascendente. Lo stesso zelo verso i doveri della vita fenomenica lo mostrò Sri Ramana Maharshi. Chi ha letto le sue biografie sa quanto fosse esigente con coloro che lavoravano nelle cucine. Egli stesso vi lavorava e insegnava come cucinare ecc. Riteneva quel lavoro una sadhana, come qualsiasi altra cosa nella vita.
Ritornando a Sri Atmananda, egli era sia pubblico ministero che supervisore della polizia, secondo l’ordinamento giuridico dell’India. Quando gli chiesero quale fosse il lavoro più adatto ad un aspirante alla liberazione, rispose “Senz’altro in polizia o nel servizio militare, perché offrono grandissimi ostacoli e tentazioni. Il successo ottenuto in tali condizioni è definitivo e irreversibile”.
Grazie all’aiuto di Rudra Andrea Rada presto pubblicheremo la biografia di Sri Atmananda.