La Scienza Suprema Trasmessa Da Sri Ramana Maharshi
Sri Ramanaparavidyopanishad
di Sri K. Lakshmana Sarma
Sri Sarma iniziò a comporre versi sugli insegnamenti di Sri Bhagavan e poi li traduceva in sanscrito; quindi, li sottoponeva all’approvazione del Maestro. Se l’approvazione non giungeva subito, continuava a ritradurre l’intero versetto per garantirne la esattezza e l’approvazione. Bhagavan una volta elogiò i suoi sforzi e osservò che rivedere le traduzioni parecchie volte fin quando non avessero ottenuto l’approvazione costituiva un grande ‘tapas’. Il presente testo è il frutto di tale ‘tapas’.
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268. Poiché Dio non diventa oggetto di visione, non diventa oggetto di conoscenza. Poiché Egli trascende la mente, la mente lo riconoscerà (se mai) soltanto in maniera erronea.
[Soham: Tale affermazione è parziale perché si riferisce alla mente impura. La mente pura (senza pensieri) può riflettere il Sé come uno specchio e quindi vederLo. Tuttavia, in essenza, la mente non può conoscere il Sé].
269. Poiché il Vero Sé, che è Coscienza, è uguale a Dio, e non vi è coscienza all’infuori di Lui, non c’è nessuno che possa conoscerLo all’infuori di Lui stesso, né Egli diventa un oggetto di conoscenza.
Il vero Sé è il Soggetto eterno, e quindi non potrà mai diventare un oggetto, dice Bhagavan Sri Ramana Maharshi.
270. La Sorgente di luce della coscienza che c’è nella mente non è nient’altro che il Vero Sé, quindi nella Realtà non esiste una mente separata dal Sé.
271. La Coscienza, che è il Sé, risplende nel Cuore. Attraverso questa Luce, la mente – che di per sé è insenziente – sembra invece essere senziente, come la luna che sembra essere luminosa mentre non risplende di luce propria.
272. Poiché la coscienza non appartiene alla natura della mente, diventa latente durante il sonno profondo. Ma il Vero Sé non diventa mai latente, perché la coscienza è la Sua stessa Natura.
Tuttavia la mente ha il potere di velare il Sé.
273. La mente vela sempre la Vera Natura del Sé, sia nel sogno che al risveglio, diviene latente nel sonno profondo e si estingue completamente nello Stato Supremo. Come potrà mai la mente conoscere Colui che è l’Unica Realtà?
Cosa significa allora ‘conoscere Dio’?
274. Sri Bhagavan afferma che la vera conoscenza di Dio è semplicemente la mente che diventa tutt’uno con Lui, nello Stato Naturale*, attraverso la devozione e la ricerca della Sorgente da cui essa stessa è stata partorita.
In questo modo viene sciolta la dualità: ‘Dio – anima individuale’.
[Soham: Si entra in uno stato, il nirvikalpa samadhi, di cui non si può dire che sia conoscenza né che sia nescienza, né che sia sonno né che sia veglia, né che sia coscienza né che sia incoscienza. Non si può dire che sia conoscenza perché non c’è un io-percipiente né una mente. Non si può dire che sia nescienza perché non v’è il velo tamasico della mente che offusca la luce divina della Pura Coscienza, che è il Sé stesso; perciò tale Luce è desta e brilla comunque libera nel Cuore dello Jnani].
La conclusione è la seguente:
275. Ciò che bisogna realizzare è il perfetto equilibrio nell’unità con l’Essere Supremo*, sia attraverso la devozione sia attraverso l’indagine sul Vero Sé, con la chiara comprensione che Dio e l’anima non sono due entità distinte e separate.
[Soham: L’affermazione sembra molto formulata intellettualmente. L’intelletto può vedere il Sé ma non può morire nel Sé. È l’abbandono all’Essere Supremo che conduce l’individualità a fondersi in Esso].
[Tratto dal Gruppo Facebook ‘Sri Ramana Maharshi’]
* Grazie a Sri Jnanananda (M.D.E.) per avermi segnalato questo passo.