Una volta giudicavo la maturità spirituale degli aspiranti da quanto fossero profonde e prolungate le loro esperienze spirituali.
Ingenuo!… È assai più complesso.
Per comprendere l’argomento dobbiamo partire da una domanda: perché dopo il primo risveglio profondo l’aspirante continua rimanere quasi com’era prima?
Lui o lei ha un’esperienza profonda del Divino e riconosce di essere Quello. Poi torna nella vita è subisce tutte le pressioni, gli attacchi, i problemi, le lusinghe che la vita riserva… L’ego, che è fatto per difendersi, torna ad essere il generale del campo di battaglia e l’esperienza del Divino rimane solo un ricordo.
Comprendete l’errore che ha fatto? Ha rimesso di nuovo l’ego sul trono e poi è insoddisfatto delle sue esperienze spirituali…
Quindi l’aspirante pensa: “Devo fare un altro Ritiro e avere un’altra esperienza del Divino”… sperando così che questa volta funzioni. Per esempio: “Ho realizzato che sono pura consapevolezza, ma la cosa non mi sta aiutando nella vita; ottenendo altre esperienze spirituali la mia realizzazione si rafforzerà”…
Pensa così… In effetti avere esperienze del Divino sempre più chiare, profonde e prolungate fa parte della Via, ma c’è qualcosa che questo ragionamento non coglie: lui o lei deve ABBANDONARSI ALLA REALTÀ (il Divino) che gli è apparsa nel risveglio!
QUESTA È LA BATTAGLIA CHE DEVE COMBATTERE dopo il risveglio. Questo dissolve l’ego e ti trasforma in Divino. Se torna a casa dal Ritiro e continua a pensare come faceva prima, non sarà affatto diverso da prima, no?
Dopo il risveglio ciò che devi sviluppare è l’ABBANDONO AL DIVINO. Se non lo fai, rimetti l’ego sul trono, mentre sul trono deve starci il Divino, e questo è possibile solo se ti Abbandoni al Divino.
Mi rivolgo a te, che hai già cumulato molte esperienze diretta: quanto hai sviluppato l’ABBANDONO AL DIVINO? Quanto secondo te è ancora da sviluppare?
Ora sai cosa devi fare.
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Torniamo di nuovo alla domanda: perché dopo che un aspirante ha avuto il risveglio o addirittura numerosissime esperienze dirette non riesce ad abbandonarsi al Divino che ha sperimentato e che ha riconosciuto di essere?
La cosa più difficile in assoluto è togliergli dalla testa che la realtà duale NON È REALE, che è una bufala, aria fritta, illusione!
Magari intellettualmente e filosoficamente concorda con voi, ma interiormente è profondissimamente convinto che tutto quello che vive nella realtà duale sia vero, a un livello così profondo, che non si rende nemmeno conto di esserne convinto… È così, e non c’è neppure bisogno di pensarci.
Sentono rabbia e dicono: ecco, non sono come san Francesco; sono depressi e dicono: non sono come Ramakrishna; hanno desiderio sessuale e pensano: non sono come Anandamayi Ma. Si bevono tutto! Si auto-invalidano spiritualmente! E alla fine concludono che devono abbandonare la pratica e andarsi ad occupare della loro mente.
Di recentemente un aspirante mi ha detto: — Ero in un turiya profondo e a un certo punto ho sentito una voce che diceva “E allora? Cosa facciamo?”. Ho capito che dovevo abbandonare turiya [giudicato irreale o una fuga dai veri problemi, cioè dalla mente] e andarmi a occupare della mia mente.
Non che risultati abbia ottenuto, quello che so che cominciate a candidarvi alla realizzazione quando non ascoltate più queste voci!!
Nel buddhismo, prima di far accedere l’allievo in sala di meditazione, gli assegnano delle pratiche preliminari che consistono nel ripetere 100.000 volte mentalmente delle verità in modo da riorientare la mente ed aprirla il più possibile alla Verità. Una di queste è ripetere 100.000 volte che la realtà duale è un’illusione.
Lo sforzo che chi ha già avuto un risveglio deve fare è conquistare la capacità di poter accedere alla non-dualità quando vuole. Intendo che deve DIMORARE, per accedere alla non-dualità, cioè la Realtà, deve DIMORARE.
In cosa?
Deve trovare una via d’accesso, ed è ciò che lo commuove e lo apre di più.
Quella classica è dimorare nella sensazione di ‘io’. Un aspirante avanzato trova subito l’Io puro. L’Io puro dà gioia e allora deve dimorare lì, fondersi e entrare nello stato non duale. Non deve badare se è perfetto, quanto è profondo, quanto tempo è riuscito a starci e cose del genere. Deve puntare a conquistare la capacità di fermarsi un attimo, in qualsiasi momento, e entrare nella non-dualità. Cioè: DEVE CONQUISTARE LA CAPACITÀ DI USCIRE FUORI DA QUESTA BENEDETTA MENTE CHE È ASSOLUTA ILLUSIONE!!!
Va bene anche se lo fate solo per 5-10 minuti!! È un grande successo! Il successo di poter rompere la ragnatela (apparentemente impenetrabile) di maya, a volontà.
Se la sensazione di ‘io’ non vi ispira, trovate un’atra porta di accesso, che vi commuova dentro, che vi apra… Parlando con un’amica che è una bravissima poetessa le ho detto “Ma quando scrivi quelle bellissime poesie, la senti la BELLEZZA della poesia, la POESIA in sé?”. E lei mi ha subito risposto “Certo, quando scrivo poesie sono lì”. “Bene dimora in quella BELLEZZA”. Naturalmente lei è un’aspirante che nei Ritiri rimane lunghissimo tempo nelle stato non-duale… Eppure, a casa vince la mente… o meglio vince la benedetta convinzione che la mente è ciò che somministra: è vero.
Siate creativi. Trovate l’aspetto del Sé che vi apre di più e dimorate lì. Entri in estasi quando ascolti della buona musica?… Dimora in quell’estasi e raggiungi lo stato non-duale attraverso quella porta.
Dev’essere però qualcosa di puro, privo di attaccamenti.
Qualsiasi sia la porta che avete scelto, alla fine vi troverete nello stato non-concettuale, senza parole, senza ego, oltre la mente; andando più avanti troverete pace profonda, libertà… Siete a casa! La porta è aperta… Non siate frettolosi, non preoccupatevi che sia perfetto; curate di raggiungere la capacità di poter uscire dalla mente quando volete. Questo è il goal.
Ora nella rete del samsara si è fatto un bel buco grosso… E una rete con un grosso buco, che rete è???… Congratulazioni!
Vi voglio bene.