D.: Sri Ramakrishna dice che il nirvikalpa samadhi non può durare più a lungo di ventuno giorni. Se persiste, la persona muore. È così?
M.: Quando il prarabdha si è esaurito, l’ego è completamente dissolto senza lasciare traccia. Questa è la liberazione finale. Se il prarabdha non è ancora completamente esausto, l’ego continuerà a ripresentarsi nella sua forma pura anche nei jivanmukta [liberati mentre il corpo è in vita]. Ho dei dubbi sull’affermazione che limita la durata massima del nirvikalpa a ventuno giorni. Si sostiene che un uomo non possono sopravvivere se digiunano trenta o quaranta giorni, ma c’è chi hanno digiunato più a lungo, fino a cento giorni. Ciò vuol dire che per loro vi era ancora prarabdha.
D.: Come è resa possibile la realizzazione?
M.: Dal Sé assoluto, come dal fuoco, emana una scintilla. La scintilla si chiama ego. Non appena sorge l’ego, l’ignorante si identifica con un oggetto, e non può rimanere indipendente da tale associazione con gli oggetti.
Tale identificazione è ajnana o ignoranza, la cui distruzione rappresenta il fine della ricerca spirituale. Se la sua tendenza ad oggettivarsi viene distrutta, l’ego rimane puro e si fonderà nella sua sorgente. L’errato identificazione con il corpo è l’idea “io sono il corpo”; questa deve scomparire prima che seguano buoni risultati.
D.: Come sradicarla?
M.: In sushupti esistiamo senza essere identificati col corpo e la mente, ma negli altri due stati siamo identificati con essi. Se siamo una sola cosa con il corpo, come possiamo esistere senza corpo in sushupti? Possiamo separarci da ciò che è esterno a noi, ma non da ciò che è tutt’uno con noi. L’ego non è una sola cosa con il corpo e ciò va realizzato nello stato di veglia. È in tale prospettiva che occorre affrontare lo studio dei tre stati di veglia, sogno e sonno profondo.
L’ego viene sperimentato nella sua purezza negli intervalli tra due stati o due pensieri. L’ego è come quel bruco che non lascia il suo punto d’appoggio prima di averne trovato un altro. La sua vera natura può essere scoperta quando non è in contatto con gli oggetti e pensieri. Cercate di realizzare questo intervallo con la convinzione acquisita dallo studio dei tre stati di coscienza.
D.: Come facciamo ad addormentarci e a svegliarci?
M.: Quando scende la sere la gallina si mete a chiocciare e i pulcini vanno a nascondersi sotto le sue ali. Essa si sistema nel pollaio tenendo i pulcini sotto di sé. All’alba i pulcini escono e li segue anche la gallina. In questo esempio, la madre-chioccia rappresenta l’ego che raccoglie tutti i pensieri e va a dormire. All’alba i raggi del sole irradiano in tutte le direzioni e al tramonto vengono raccolti di nuovo. Allo stesso modo, quando l’ego si manifesta, lo fa dispiegando tutto il suo armamentario di pensieri. Quando l’ego viene riassorbito, tutto scompare con esso.
D.: A cosa assomiglia sushupti?
M.: In una notte buia e nuvolosa non è possibile identificare alcun oggetto particolare. Anche tenendo gli occhi spalancati vi è solo una fitta oscurità. Allo stesso modo in sushupti l’osservatore è a conoscenza solo di una semplice nescienza.
Si dice che Sri Bhagavan abbia risposto a una persona curiosa: “Che senso ha questo parlare di verità e falsità nel mondo che è esso stesso falso?”.
• Sri Ramana Maharshi, dal Discorso 286.