amore e devozione

La devozione si rivolge al Divino e ai Maestri, l’amore a tutti gli esseri. Io so che non pochi sulla via di jnana (conoscenza) ritengono che l’amore non faccia parte del Sé, che sia un attributo che va e viene. Questo perché quando siamo profondamente assorti, come nel nirvikalpa samadhi o nel sonno profondo, l’amore non appare. Ciò li induce a concludere che l’amore, non essendo permanente, non sia il Sé, poiché l’advaita vedanta insegna che solo ciò che è immutabile e permanente Continua a leggere →

un dispiacere relativo

Di recente ho avuto un dispiacere relativo – poiché li colloco all’interno dell’illusione tali dispiaceri durano poco. Comunque, un allievo che studiava con me da più di 8 anni è ritornato di punto in bianco alla casella zero del gioco dell’oca, cioè è tornato com’era prima che iniziasse lo studio e la pratica dell’advaita vedanta. Eppure lo ritenevo prossimo alla realizzazione; era nella fase in cui l’aspirante può entrare a volontà nel Sé, il che significa che il suo samadhi Continua a leggere →

Nirvana Shatakam

 Volevo spiegarvi l’origine del Nirvana Shatakam. Dopo che Shankara, bambino di 8 anni, ebbe il permesso dalla madre di diventare un sannyasin (rinunciante)… Conoscete le circostanze in cui Shankara ebbe questo permesso? La madre non voleva concederlo perché era vedova e temeva di non aver nessuno che avrebbe celebrato i riti funebri alla sua morte, in quanto i sannyasin non possono farlo. Una volta andarono al fiume per le abluzioni e Shankara fu afferrato al piede da un coccodrillo Continua a leggere →

come vive un realizzato – 3

Il principio Narayana, e cioè l’aiuto verso agli altri esseri, è insito nel Sé, perciò si manifesta come una spinta spontanea e naturale in chi è identificato col Sé. Nella prima fase della sadhana – che nell’Advaita Vedanta consiste nello scoprire il Sé e renderlo abbastanza accessibile in modo che possa rimanere un punto di riferimento – è prevalente lo sforzo. Quando il Sé è diventato accessibile e le distrazioni non sono insormontabili, diventa progressivamente sempre più Continua a leggere →

uno svelamento gioioso come lo è il profumo di un fiore

Antonio - Il realizzato advaita rinunciando al mondo, e quindi all’azione che tale mondo esige, si trova in una condizione di pura astrazione inerziale. È così? Raphael - Il realizzato advaita compie solo due azioni: quella che si riferisce al mantenimento del proprio corpo-proiezione, fino a quando questo sussiste, e quella che consiste nel trasformare la coscienza di coloro che bussano per essere. Ma, in definitiva, per l’advaitin queste non sono azioni, compiti o doveri, ma semplicemente Continua a leggere →

l’appassionante storia di una grande anima

— Ecco il sogno che avvenne circa 10 anni fa. Lascio la veglia e si presenta il sogno, ma rimango sempre nella consapevolezza. Noto che ho un corpo simile a quello che osservo di solito. Sono in una città vecchia; credo che appartenga a una dimensione un po’ meno evoluta. Ci sono altri uomini lungo la strada. Noto portano un peso nel loro cuore, il disagio e la paura appare nei loro occhi. Riesco persino a percepire che in quel luogo è in corso una dittatura, manovrata attraverso deviazioni Continua a leggere →

la ricerca spirituale seria ha un suo metodo scientifico

— Ci sono idee discordanti dei vari Guru su alcuni punti. Ma molti in passato concordavano sul fatto che prima di iniziare a leggere cose dovevi realizzarti o comunque leggere molto poco. Fermo restando che molti leggono un libro con le parole di Ramana e Nisargadatta e lo leggono in uno /due giorni quando ci vorrebbe per lo meno un anno. Mi sono sempre chiesto: la realizzazione o come la si vuole chiamare non può essere sempre un’illusione creata dalla mente. Infondo si cerca di spiegare qualcosa Continua a leggere →

l’insegnamento più bello di Sri Ramana Maharshi

Viene dai diario in tamil di M. G. Shanmugam, uno dei primi devoti di Sri Ramana Maharshi. Io lo trovo così perfetto, sintetico e chiaro. C’è tutto ciò che bisogna sapere per praticare Atma Vichara (l’autoindagine) e Atma Nishta (il dimorare nel Sé. Una grande risorsa per i sadhaka sulla via dell’Advaita Vedanta. * * * Durante i miei ventiquattro anni di relazione personale con Bhagavan ho notato che raramente predicava in modo elaborato. Dava suggerimenti che i ferventi ricercatori Continua a leggere →

il mio Guru

Il mio Guru è ed è stato Dio, che è apparso nella mia vita in vari modi e sotto varie forme per comunicare con me secondo il livello di consapevolezza che avevo in quel momento. La vera e propria istruzione spirituale l’ho ricevuta da quattro Maestri dell’Advaita Vedanta: Adi Shankara, Vasistha, Ramana Maharshi e Atmananda (Krishna Menon). Non so chi preferire dei quattro, nel mio cuore li vivo come un’unità. Devo anche tanto a Jnaneshwar e a Lester Levenson per avermi dato la comprensione Continua a leggere →

è sbagliato porre condizioni dogmatiche alla liberazione

Bisogna comprendere la differenza tra Liberazione e sadhana e il loro reciproco rapporto. La Liberazione è al di fuori della mente e quindi al di fuori della manifestazione; la sadhana invece vi è dentro, occupandosi della purificazione di corpo e mente. Le persone che fanno affermazioni dogmatiche come: “Senza pranayama non è possibile la liberazione”, “Senza yoga kundalini non è possibile…”, “Senza un Guru in carne ed ossa non si può”, “Solo questa è la vera via”, “Senza Continua a leggere →