aiutami

Conosco una via facile alla Realizzazione. Chi desidera Moksha, la Liberazione, praticando un Ritiro di Autoindagine ogni due mesi, dopo il 4°, 5° Ritiro non si esce più da quella intensità/profondità, la mantiene anche tornando a casa. Deve inoltre praticare l’autoindagine sotto la guida di un maestro. Se volete diventare un concertista di qualsiasi strumento avete bisogno di un maestro. Ancor più per la realizzazione. Perciò se volete fare seriamente dovete avere un maestro. La relazione Continua a leggere →

devi sostituire l’agire con l’osservare

Se anelate alla liberazione dovete sostituire l’agire con l’osservare, il senso di essere l’agente col senso di essere l’osservatore. L’osservare perseverante e continuo dissolve l’oggetto osservato e di conseguenza dissolve anche l’osservatore. L’aspirante allora va attraverso numerosissime esperienze in cui la dualità, cioè il mondo illusorio di maya, scompare ed egli si fonde nello stato unitivo. Gradualmente la sua mente si purifica: cioè i concetti che tengono in piedi Continua a leggere →

se non molli la vita non puoi essere Dio

— Perché dopo tanta sadhana tante esperienze dirette non ottengo ancora la liberazione? — Perché sei attaccato alla vita… Intendo quella serie di compiti e attività che si devono espletare per mantenere in vita la persona, sotto tutti gli aspetti: fisico, relazionale ecc. Quella è la trappola, quella la prigione, e quando lo capirai sarai a buon punto, finalmente vedrai il problema: o Dio o la vita, non puoi avere tutti e due. — Vuoi dire che uno dovrebbe vivere come un eremita, Continua a leggere →

joy and pain

Se vuoi la liberazione non puoi pensare di dipendere da piacere e dolore. Devi andare oltre il dispiacere personale, altrimenti dov’è l’abbandono al Divino?

Se ti abbandoni a temere il dolore e volere il piacere la tua attenzione sarà sempre impegnata a cercare di star bene e le resterà poco tempo per dimorare nel Sé.

quando sei pronto alla liberazione?

c’è solo la pura coscienza o il puro essere
che sono l’una nell’altro.
fin quando pensi che è più importante quel che c’è nel sogno:
le forme, gli accadimenti…
sei un praticante;
quando senti che è più importante la pura coscienza,
e che tutto deriva da là
e al posto delle forme vedi solo coscienza,
sei pronto alla liberazione

resta qualche desiderio dopo la liberazione?

— Resta qualche desiderio dopo la liberazione? — Sì. Ma prima ti racconterò due storie. Negli anni ’90 lessi sul giornale che nella giungla (mi pare della Birmania) avevano trovato un altare di pietra su cui era distesa una statua che raffigurava un uomo con un viso beato che contemplava il cielo; c’era la foto. Sembrava di pietra anche la statua, ma facendo le analisi scoprirono che si trattava di un corpo umano che si era fossilizzato, senza rattrappirsi. Allora risalirono a una Continua a leggere →

amare Dio significa amare e servire gli altri

Stare nel Sé, in turiya, significa amare Dio. Stare nel Sé stabilmente, e non episodicamente, significa amare Dio stabilmente, e non avere soltanto una fiammata d’amore ogni tanto. Il Dio vivente sono gli altri. Se ami Dio, dovresti amare e servire gli altri. Amare e servire gli altri non significa affatto amare e servire le loro menti. Tu che ti ritieni una persona spirituale e vuoi la liberazione, servi più te stesso o gli altri? Vieni prima tu o prima gli altri? Prima tu? Allora, Continua a leggere →