riesci a stare nell’Io-Sé?

— Riesci a stare nell’Io? — Si, ma non sempre. — Hai desideri? Ci pensa… — Solo uno, quello di non avere più desideri, di essere senza mente. — Chiediti: “Chi desidera di non avere più desideri?”, e dimmi che cosa emerge dalla domanda. — Mi viene: Io. — Chi sei tu? — Il Puro Essere. — Stai nel Puro Essere (aspetto)… Com’è stare nel Puro Essere? — Pace. — C’è qualcosa fuori da te? — No. — Ci sono desideri? — No. — Rimani così nell’Essere Continua a leggere →

Ramana Maharshi, discorso 582

“Se si continua a desiderare”, disse Sri Bhagavan, “non si potranno soddisfare tutti quei desideri. Ma se si rimane privi di desideri, allora tutto apparirà disponibile. Siamo mentalmente immersi nella moglie, nei figli, nel lavoro, e così via; in verità essi sono in noi, appaiono e scompaiono secondo il nostro prarabdha (karma). “La mente che rimane ferma è samadhi, non importa se il mondo venga percepito o meno. L’ambiente, il tempo e gli oggetti sono tutti in me. Come possono Continua a leggere →

perché vi sono contraddizioni tra gli insegnamenti dei vari maestri?

Qui prenderò in considerazione solo gli insegnamenti veraci, escludendo quelli i falsi di falsi maestri. Ramana dice: “C’è un Sé superiore”, i buddhisti dicono: “Non c’è nessun Sé superiore”. Siccome queste vistose discordanze tra gli insegnamenti spirituali mi hanno dato molta sofferenza quand’ero sadhaka, ho investito molto tempo per cercare di venirne a capo. In realtà ho sprecato solo parecchio tempo, perché quando si giunge al Brahman, queste contraddizioni si rivelano Continua a leggere →

due concezioni di samadhi

Lo yogi concepisce il samadhi come una trance, mentre lo jnani non lega il samadhi a uno stato di trance. Da cosa deriva tale differenza? Andiamo al secondo versetto degli ‘Aforismi Sullo Yoga’. Patanjali dice: “Il samadhi (lo yoga) è l’assenza di movimenti mentale (vritti)”; quindi non può che essere una trance. Lo jnani invece dice: “Il samadhi è il distacco dai movimenti mentali”; perciò puoi andare a fare la spesa alla Conad, parlare con la cassiera, e al contempo rimanere Continua a leggere →

un dispiacere relativo

Di recente ho avuto un dispiacere relativo – poiché li colloco all’interno dell’illusione tali dispiaceri durano poco. Comunque, un allievo che studiava con me da più di 8 anni è ritornato di punto in bianco alla casella zero del gioco dell’oca, cioè è tornato com’era prima che iniziasse lo studio e la pratica dell’advaita vedanta. Eppure lo ritenevo prossimo alla realizzazione; era nella fase in cui l’aspirante può entrare a volontà nel Sé, il che significa che il suo samadhi Continua a leggere →

quando si realizza il Sé, il samadhi è implicito

Quando si realizza il Sé, e non si tratta di un’esperienza temporanea ma si rimane tali, il samadhi è implicito; non v’e nessun bisogno di perdere tempo a pensare al samadhi. Se avete dubbi circa il vostro stato unitivo, chiedetevi: “C’è qualcosa che è separato da me? C’è qualcosa fuori da me?”. Se nulla è separato da voi quello è samadhi, indipendentemente da effetti speciali. Il fatto è che la letteratura spirituale ci ha abituati a ritenere che degli stati di trance, per Continua a leggere →

bisogna avere una mente santa per realizzare il Sé?

Bisogna giungere a un punto in cui ci si distacca dalla mente, e questo può necessitare di purificazione mentale. Avvenuto tale distacco, non importa lo stato mentale in cui sì è, potrebbe anche essere agitatissimo, si è sempre illuminati, cioè sempre consapevoli dell’immutabile coscienza sottostante che siamo noi. Non si prova più il bisogno di migliorare i propri stati mentali. Non sarebbe dissimile dal voler migliorare il clima del giorno. Si è coinvolti quando si vuol fare qualcosa. Continua a leggere →

niente accade e niente è mai accaduto

Questo è il prodigio che succede quando si smette di sentire di essere l’agente. Allora il realizzato dice: “C’è quello che c’è. Va tutto bene così com’è”. Dietro tali espressioni c’è che attraverso la pratica la Verità ha dilavato il mondo fino a privarlo della sovrapposizione della mente. Ciò significa che ora gli oggetti non sono più mortificati dai significati mentali. Ricordate Adamo ed Eva? Dopo aver mangiato dall’albero della conoscenza del bene e del male (la mente), Continua a leggere →

la moda degenerata di scambiare il Divino per il nulla

La vacuità delle forme priva di percezione del Divino è nichilismo materialista, non spiritualità. Quel nulla nichilista è l’arida conclusione dell’ego, incapace di sciogliersi nel samadhi dell’Unità di Dio, che è Amore in Sé. Buddha ha parlato di vacuità, di nirvana, ma quanta dolcezza, amore e compassione erano in Lui. Come avrebbero potuto tali sentimenti albergare in un nulla nichilista? Vi spiego come un arido nulla viene scambiato per Dio. Un aspirante con poca bhakti ha un’esperienza Continua a leggere →

trovare una ragione superiore al personale desiderio di realizzarsi, che motivi a continuare irremovibili fino alla liberazione definitiva!

Io sono partito come maestro-sadhaka. La spinta ad andare fino in fondo me l’ha data l’amore per gli allievi. Pensavo: “Se non lo faccio io, come potrò chiedere a loro di farlo? Se non raggiungo un livello più elevato, come potrò ispirarli?”. Inoltre ero consapevole della trasmissione sottile tra maestro e allievo, e ciò mi motivava ancora di più. Non vi fossero stati gli allievi avrebbe prevalso l’orientamento mentale di prendermela più comoda. La stessa dinamica testimonia Muktiji Continua a leggere →