tale è il Brahman quand’è puro

Rinunciare alla mente vuol dire essere nel Brahman – ciò che è – rinunciando a capire. Tanto sforzo bisogna compiere per capir bene, nella prima parte della sadhana. Sri Atmananda dice: “Non è l’esperienza in sé che produce progresso spirituale, ma la corretta comprensione della stessa”. Ora è l’esatto rovescio, rimanere attaccato alla comprensione significa rimanere attaccato alla mente. Della fenomenalità non v’è nulla, nulla accade e nulla è mai accaduto, sforzarsi Continua a leggere →

uno svelamento gioioso come lo è il profumo di un fiore

Antonio - Il realizzato advaita rinunciando al mondo, e quindi all’azione che tale mondo esige, si trova in una condizione di pura astrazione inerziale. È così? Raphael - Il realizzato advaita compie solo due azioni: quella che si riferisce al mantenimento del proprio corpo-proiezione, fino a quando questo sussiste, e quella che consiste nel trasformare la coscienza di coloro che bussano per essere. Ma, in definitiva, per l’advaitin queste non sono azioni, compiti o doveri, ma semplicemente Continua a leggere →

la storia di Huìnéng

A volte la stessa esperienza del Sé viene descritta in modo diverso, dovuto alla diversa cultura e al diverso temperamento di chi la descrive. Altre volte invece è diversa la comprensione dell’esperienza: una è più profonda e completa e l’altra è più parziale – e voi sapete che, come diceva Sri Atmananda (Krishna Menon): “Non è l’esperienza spirituale in sé che illumina, ma la corretta comprensione della stessa”. A tal proposito voglio raccontarvi la storia di Huìnéng, il Continua a leggere →

un centro permanente e immutabile

— Carissimo Sergio, da un paio di giorni, in meditazione e non solo, sta capitando qualcosa di bellissimo, ho una bellissima ‘sensazione’ di perdita di centro. Tutto è nato, quando mi sono reso conto che la pratica del testimone lasciava un osservatore, un ego che guarda, ed allora ho lasciato andare anche quello, senza più paura. Da allora in meditazione, ma anche all'improvviso durante la giornata, sento questa bellissima perdita di un centro, tutto accade automaticamente, senza alcuna Continua a leggere →

il bambino nell’età preverbale è illuminato

Il bambino nell’età preverbale è illuminato. Perché allora decade? Perché non lo sa. Non conosce l’illuminazione e l’ignoranza. Perciò più tardi, sotto la pressione dell’educazione genitoriale e dell’orientamento della società, decade e si identifica con un ego. Di nuovo cito la sentenza di Sri Atmananda: “Non è l’esperienza in sé che rende illuminati, ma la corretta comprensione della stessa”. Continua a leggere →

questo è l’autorealizzazione!

— Sabato e domenica ho praticato la Consapevolezza che osserva la consapevolezza ed oggi ho avuto un bel periodo senza ego. Ora sono in uno stato confusionale: c’è lo sforzo di tornare nell’Essere, che è comunque presente, ma con alcune interferenze della mente. — Tutte le scritture insegnano che, per stabilirsi nel Sé, bisogna ricordare e ricordare di essere il Sé e ripetere e ripetere l’esperienza del Sé. Perché questo? A causa delle vasana! Tu puoi conoscere il Sé anche Continua a leggere →

Chi conosce il Sé è ancora legato alla conoscenza di un oggetto? La beatitudine è ancora mente perché nasce dal contatto con l’oggetto Sé?

Introduzione di Sergio Vi invito a notare che Sri Ramana Maharshi asserisce che il Sé è la Conoscenza Stessa. Egli afferma: “Il Sé è esso stesso conoscenza”. Non la conoscenza relativa all’illusione del mondo fenomenico, ma Prajnana, la somma conoscenza. Tale darshana (visione, paradigma) domina nell’Advaita Vedanta. Nel discorso 1233, Sri Atmananda (Krishna Menon) dice: “Io so di essere”. Come dimostrare che questa conoscenza non sia un’azione? Io dico di essere il fautore Continua a leggere →

su Sri Atmananda ed altre questioni – 1

Sri Atmananda: “Non è l’esperienza diretta in sé che illumina, ma è la corretta comprensione del suo significato”. Sri Atmananda (1883-1959) ha insegnato un approccio vedantico all’autorealizzazione. Era molto rispettato da Paul Brunton, Ramana Maharshi e molti altri. Aveva raggiunto la competenza nella via di Bhakti, Yoga e Jnana prima di insegnare la via di Jnana. John Levy e Walter Keers ebbero un ruolo importante nel portare il suo insegnamento all’attenzione dell’occidente. Continua a leggere →

la paura di divenire inabili a gestire la propria vita dopo la realizzazione

Quasi tutti gli aspiranti che si avvicinano alla liberazione e che hanno responsabilità sociali (figli, famiglia, lavoro) hanno paura di diventare incapaci a mandare avanti la propria vita, e ciò si traduce in una resistenza più o meno inconscia alla liberazione. Questa paura nasce dagli assorbimenti che gli aspiranti sperimentano in meditazione: il nirvikalpa samadhi, in cui si perde la consapevolezza del corpo e del mondo, e i rapimenti nella beatitudine, che ha quasi lo stesso effetto. La Continua a leggere →

sto bene, anche se non c’è un motivo particolare

— Come va? — Bene, anche se non c’è un motivo particolare... Anzi le impressioni, i pensieri, le emozioni vanno e vengono; ma non soltanto li guardo da fuori: entro, li attraverso, esco, in un movimento che è solo apparente. A volte vengo agganciata, e allora appena lo scopro scivolo semplicemente nel Sé, senza effetti speciali. E accetto quello che c’è, quello che arriva. Oggi mi sono sorpresa a pensare: “Ma è sera? Com’è possibile?”… Si perdono i riferimenti. Cadono anche Continua a leggere →