Il mio Ritiro intensivo di 3 giorni inizia dalla fine.
Dalla prima diade di giovedì sera chiudo gli occhi e sono in ciò che io chiamo ‘dentro’, ma che si allarga e diventa immediatamente anche ‘fuori’.
Dalla prima persona che ho davanti mi viene in mente Papaji: “Tu sei Vuoto che danza”, e da allora solo questo ho visto in ognuno dei miei compagni di diade.
La sensazione di apertura è risalita quasi subito sulla sommità della testa e quasi subito ho avuto la sensazione che l’apertura implodesse su sé stessa. In quel principio di implosione mi è sembrato di iniziare a scomparire, e lì, nella mia percezione iniziale, e nella mia paura, quello che stava succedendo si è fermato.
Dopo di che, tanto è stato… l’alternanza, continua, fra l’apertura in cui si riversa quella che non riesco a chiamare in altro modo che la Beatitudine e lo spazio che si ferma; passare da un’unità all’altra con i miei compagni di diade, un solo flusso fermo: occhi da occhi, cuore da cuore; scoprire cosa significa guardare la valle davanti a me ove si svolgeva il Ritiro] e non avere più i confini del corpo, ma quelli delle colline; trovarmi a piangere, come per la morte di qualcuno, mentre vedo – proprio vedo – parti di me, assolutamente precise, assolutamente definite, che se ne vanno; avvertire che il movimento di chi mi sta davanti libera un altro pezzo di me, così, semplicemente – e ne ho avuto la conferma a casa: un aspetto difficile della mia vita si è improvvisamente “svuotato”, dove c’era rabbia e dolore ora c’è libertà mia e dell’altro; vedere, ad un certo punto, il pensiero che stavo pensando formarsi e passare. Soprattutto, un senso di gratitudine sempre crescente, il desiderio di inchinarmi di fronte a ‘Ciò che è’, perché ‘è’.
In tutto ciò, mi è rimasta una sensazione di incompiuto. Alle mie esperienze spirituali sino ad ora mi sono avvicinata senza sapere, ogni volta, cosa aspettarmi e ciò che è arrivato è sempre stato un ‘Dono’. Questa volta – forse sbagliando, mi rendo conto che è una mia valutazione e non si dovrebbero fare valutazioni ai Ritiri, ma questa volta è successo così – ho avuto l’idea che quel principio di movimento nel buio fosse ciò che doveva arrivare e poi non è più arrivato. Ho avuto molto chiaro che avrei potuto passarci solo arrendendo ogni parte di me, ma la resa non è un atto di volontà, è la scelta suprema e nello stesso tempo è la Grazia…
Tornata a casa, verificato che qualche pezzo si è miracolosamente messo a posto e che su qualche altro ho ancora da fare, superata un po’ di crisi da fine Intensivo, cerco il Centro mettendomi nell’Io tutte le volte che mi ricordo, da quando mi sveglio a quando mi addormento.
Mercoledì sera, dopo aver meditato, ho riaperto gli occhi e non è cambiato nulla nella mia percezione dello spazio dilatato che avevo. Li ho richiusi e di nuovo non è cambiato nulla, sono andata a dormire continuando a essere immersa nello spazio aperto. Non sono riuscita ad addormentarmi per un bel po’, con la paura che se mi fossi addormentata non mi sarei più svegliata… Percepisco le mie resistenze, ma non ho voglia di picconarle come tendo a fare in altri frangenti della mia vita. Quando mi capita di avvertire che Tutto è esattamente come deve essere, sono grata di questo e ogni volta che accade un sento che un atomo si lascia andare. Insomma, continuo la mia pratica…