— Sto praticando poco e non sufficientemente bene. Sono piuttosto stanco e quando medito tendo a dormire…
— Tutto quello che ti viene richiesto è di ESSERE CONSAPEVOLE. Anzi, di ESSERE LA CONSAPEVOLEZZA. Questo è IL FINE.
Il fare della sadhana è un mezzo; serve alla purificazione, perché sono tali e tante le spinte della mente da non riuscire a vedere la Consapevolezza e ancor meno ad essere Quella.
Perciò, anche se sei stanco, cerca di individuare quella Consapevolezza che si leva pura, immutabile, sempre presente e trascendente, anche durante lo stato che mi hai descritto. Tale tentativo non è un mezzo, è il fine, e la Via Diretta. Infatti Sri Ramana diceva: “L’autoindagine quando è fatta con sforzo si chiama sadhana. Quando è senza sforzo si chiama autorealizzazione”.
— Lo facevo… ma molto spesso me ne dimentico.
Questo capita a tutti. L’aspirante meritevole si getta con passione nella sadhana, e dato che la mente vuole fare fare fare… e l’ego scambia il fare per l’essere, l’aspirante ogni tanto scambia il mezzo per il fine..
È assai difficile fare la pura autoindagine perché bisogna avere una mente piuttosto calma e la capacità di stare di fronte alla mente qualsiasi sia il grado di difficoltà. Ma, prima o poi, il sadhaka che ha perdurato sarà in grado di farlo e otterrà la Liberazione.