La maturità spirituale avviene quando sopraggiunge l’umiltà. Chi è umile è grato per tutto quello che ha ricevuto e che riceve; non si lamenta per quello che la vita e gli altri gli hanno fatto, piuttosto la sua attenzione è sul servire.
L’umiltà porta a integrità, serenità e contentezza; mentre chi non è umile si sente sempre incompleto ed è arrabbiato per ciò che pensa dovrebbe ancora avere; non importa quanto già abbia, potrebbe anche essere l’uomo più ricco della Terra, egli si sente sempre in deficit. In realtà il suo deficit sta nell’essersi allontanato da Dio per mancanza di umiltà.
Chi è umile è portato a comprendere gli altri e a stimarli; chi non lo è ha davanti agli occhi solo le sue ragioni e i suoi interessi.
Sri Ramana Maharshi insegnava “L’umiltà è utile in ogni caso”. Egli raccontava che quando per la prima volta fece la questua per il cibo, si sentì un re.
Chi manca della vitamina dell’amore e di quella dell’umiltà ha un’ispirazione spirituale debole e poca o niente beatitudine.
È vero che la via diretta non richiederebbe una sadhana perché punta direttamente al Sé, mentre altre vie si impegnano a realizzare quelle qualità ritenute necessarie per la realizzazione; ma è anche vero che se si manca di quelle qualità si ha un carattere debole che è facilmente soggiogato dalla mente. Perciò si arriva ad avere esperienze temporanee del Sé, ma non la realizzazione irreversibile. Amore e umiltà sono le prime tra quelle qualità che il sadhaka dovrebbe conquistare.
Se volete sentirvi un Re senza che nessuno possa sottrarvi il trono, allora considerate l’umiltà.
Quale bellezza sentirsi la polvere che hanno calcato i grandi Acharya (maestri). Che magnificenza, che completezza. Tutti i desideri vengono annichiliti.
Om Namo Bhagavate Vasudevaya
Mi Inchino A Te O Beato Signore Vasudeva