Per entrare nel samadhi – che non sia soltanto l’istante di esperienza diretta – occorre una mente focalizzata. Ciò richiede ore ore e ore di concentrazione, nel nostro caso sul Soggetto Ultimo: l’Io, l’Essere, la Consapevolezza, la Presenza, il Testimone.
Una persona senza concentrazione è guidata – o predata – dalla mente. La concentrazione doma l’ego, e se rivolata a fini spirituali lo ridimensiona, offrendo alla mente la purificazione necessaria per entrare nel samadhi e rimanervi del tempo. Il samadhi farà il resto della purificazione dissolvendo l’ego, prima temporaneamente e poi definitivamente. Bhagavan Sri Ramana Maharshi dice: “Questa stessa concentrazione diverrà poi il sahaja samadhi (samadhi ininterrotto senza sforzo)”. Infatti quando il flusso di attenzione è continuo e indisturbato, l’attenzione riconosce se stessa e si entra nello stato unitivo: savikalpa (con oggetti), nirvikalpa (senza oggetti).