una domanda a Chat Gpt

Soham: — Secondo le filosofie indù, quali sono le differenze che distinguono il Brahman saguna dal Brahman nirguna?

Chat GPT: — Nella filosofia induista, il concetto di Brahman è centrale e rappresenta l’essenza ultima, impersonale e universale, che è alla base dell’universo e di tutto ciò che esiste. Tuttavia, ci sono due principali concettualizzazioni del Brahman: il Brahman saguna e il Brahman nirguna.

Brahman Saguna: Questo si riferisce al Brahman con attributi o qualità. In questa concezione, il Brahman è pensato come dotato di attributi o qualità che possono essere percepiti o concepiti dall’essere umano. Ad esempio può essere pensato come dotato di amore, compassione, potere, saggezza, ecc. Nelle tradizioni induiste, il Brahman saguna è spesso personificato come una divinità con attributi specifici, come ad esempio Vishnu, Shiva, o Devi.

Brahman Nirguna: Questo si riferisce al Brahman senza attributi o qualità. In questa concezione, il Brahman è considerato al di là di qualsiasi attributo o qualità concepibile dall’essere umano. Non può essere definito o compreso attraverso concetti limitati. È al di là di ogni dualità, compreso il bene e il male, il tempo e lo spazio, ecc.. È l’essenza ultima che trascende ogni forma e limitazione. Nelle tradizioni vediche, i testi come le Upanishad spesso enfatizzano il Brahman nirguna come l’aspetto più elevato e fondamentale dell’assoluto.

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Soham – Nel discorso 433, Sri Ramana mette in luce che le qualità di Brahman saguna non sono in realtà dovute a limiti interpretativi delle scritture, quanto alla necessità di farsi comprendere da individui che non hanno ancora trasceso la mente. Ecco un paio di esempi tratti dal suddetto Discorso:

D. – L’amore postula la dualità. Come può il Sé essere oggetto d’amore?

M. – L’amore non è differente dal Sé. L’amore di un oggetto è di tipo inferiore e non può durare, mentre il Sé è amore. In altre parole, Dio è Amore.

E ancora:

D. – Sri Bhagavan sostiene l’advaita?

M. – Dvaita e advaita sono termini relativi. Sono basati sul senso di dualità. Il Sé è così com’è. Non vi è né dvaitaadvaita. IO SONO L’IO SONO. Il semplice ESSERE è il Sé.

D. – Questo non è mayavada [l’insegna del mondo che è illusorio].

M. – La mente è maya. La Realtà sta oltre la mente. Fino a quando la mente opera vi è dualità, maya, ecc. Una volta trascesa la mente, la Realtà risplende. Invero, il Sé risplende di luce propria.

D. – È sat-chit-ananda.

M. – Si dice sat-chit-ananda per indicare che il Supremo non è asat (inesistenza), non è achit (incoscienza) e non è anananda (infelicità); poiché siamo nel mondo fenomenico, parliamo del Sé definendolo Sacchidananda.

D. – Il termine aham, ‘io’, si usa per l’individuo e anche per Brahman. È piuttosto inappropriato.

M. – È upadhi bheda (dovuto a diversi limiti aggiunti). Le limitazioni fisiche appartengono all’aham (‘io’) del jiva, mentre le limitazioni universali appartengono all’aham (‘io’) del Brahman [saguna]. Togliete l’upadhi (il limite aggiunto) e troverete l’ ‘Io’ Puro e Unico.