A un certo punto l’aspirante comincia ad avere delle esperienze dirette, dei samadhi temporanei. Proseguendo egli si sente sempre meno separato da tutto il resto e quindi sta meglio: è più gioioso, amorevole… Ma questo stadio non implica un grande distacco dall’essere un ‘essere umano’, cioè dal corpo-mente. Spesso quelle esperienza dirette avvengono mentre c’è la percezione del mondo con cui ci si sente UNO, perciò vengono chiamati ‘samadhi esterni’.
Per essere preparati alla morte (del corpo) dovete aver raggiunto una disidentificazione totale dallo stato essere umano e dal mondo. Dovete diventare familiari col sonno profondo. Nel sonno profondo non ci sono percezioni, non c’è mente, ma normalmente si è incoscienti. Mentre il sonno profondo del realizzato è come una meravigliosa notte senza stelle permeata solo dalla luce (metaforicamente parlando) placida dell’autoconsapevolezza del Sé. Perciò egli può entravi sempre, anche durante lo stato di veglia, e infatti viene chiamato ‘sonno desto’.